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Pierre Mignard, «La famiglia del Grand Dauphin, Louis de France», 1687

© Château de Versailles, Dist. RMN. © C. Fouin

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Pierre Mignard, «La famiglia del Grand Dauphin, Louis de France», 1687

© Château de Versailles, Dist. RMN. © C. Fouin

A Versailles la collezione del Grand Dauphin, «figlio di re, padre di re, e mai re»

Nella Reggia del Re Sole sono esposte 250 opere appartenute a Louis de France, figlio di Luigi XIV e padre di Filippo V

«Figlio di re, padre di re, e mai re», diceva il filosofo Saint-Simon. È a una figura poco conosciuta della monarchia francese che la Reggia di Versailles dedica la sua nuova mostra: Louis de France (1661-1711), primogenito di Luigi XIV e di Maria Teresa d’Asburgo-Spagna, noto in vita come «Monseigneur» e chiamato «Grand Dauphin» alla sua morte. La mostra «Le Grand Dauphin» (dal 14 ottobre al 15 febbraio 2026) permette dunque di far luce per la prima volta su un personaggio storico dal destino singolare e di esporre la sua importante collezione d’arte, «per certi aspetti superiore anche a quella di Luigi XIV», è precisato in una nota, e le cui opere sono oggi conservate in grandi musei, come il Louvre di Parigi e il Prado di Madrid. Di qui importanti prestiti e un percorso in 250 opere, alcune riunite per la prima volta. Nel 1661 la nascita di Louis de France fu festeggiata in tutto il regno. Educato con cura dal padre, che volle offrirgli una formazione più moderna di quella che lui stesso aveva ricevuto, il principe, sotto la tutela di Jacques Bénigne Bossuet, vescovo di Meaux, fu seguito da maestri d’eccezione e si distinse per un’educazione che includeva scienze, storia, religione e geografia, supportata da strumenti didattici innovativi come carte da gioco araldiche e manoscritti illustrati. Nel 1680 Louis sposò Maria Anna Vittoria di Baviera, dalla quale ebbe tre figli: Louis, duca di Borgogna; Charles, duca di Berry; e Philippe, duca d’Anjou, che nel 1700 sarebbe salito al trono di Spagna come Filippo V, fondando la dinastia borbonica spagnola tuttora regnante.

Sebbene destinato alla corona, Monseigneur non regnò mai: morì di vaiolo nel 1711, a 49 anni. Si legge che Luigi XIV «temette di soffocare, tanto il suo dolore era grande». «Così, senza mai aver governato lui stesso, Monseigneur, occupa un posto centrale nella storia monarchica francese e spagnola». Fu infatti anche il nonno di Luigi XV, terzogenito del duca di Borgogna e di Maria Adelaide di Savoia, e dunque bis-bisnonno di Luigi XVI, Luigi XVIII e Carlo X. La mostra ripercorre i grandi momenti della sua vita. La prima sezione ne ricostruisce l’infanzia e la formazione, il ruolo di erede e la vita nei fastosi appartamenti che gli furono destinati, tra le Tuileries e Versailles, con opere di artisti come Charles Le Brun e Jean-Baptiste de Champaigne, entrate nelle collezioni di grandi musei europei e riunite ora per la prima volta. La seconda sezione racconta la vita familiare e politica, con un’attenzione particolare al destino dinastico segnato dall’ascesa al trono spagnolo del figlio Philippe, mentre la terza mette in luce il gusto raffinato del Grand Dauphin e delle sue collezioni, «da grande esteta», bronzi, gemme, porcellane, mobili intarsiati e opere pittoriche. Fra i prestiti più prestigiosi figurano i grandi bronzi del bolognese Alessandro Algardi (1598-1654), in arrivo dalla Wallace Collection di Londra, le porcellane e i vasi in cristallo di rocca del Tesoro del Delfino oggi conservate al Prado e al Louvre, il vaso di Fonthill (Fonthill Vase) dal National museum of Ireland di Dublino e una coppia di commodes delle collezioni reali spagnole, attribuiti a Renaud Gaudron (1690-1700), maestro ebanista della Corona, esposti per la prima volta fuori dalla Spagna. Delle collezioni della Reggia di Versailles sono il bronzo del «Ratto di una Sabina» di Antonio Susini (1590-1610), scultore fiorentino, e ritratti della famiglia reale firmati da Pierre Mignard e Hyacinthe Rigaud. La mostra permette anche di evocare il Cabinet des Glaces degli appartamenti del Grand Dauphin a Versailles, oggi scomparso, dove il Grand Dauphin esponeva la sua collezione, e i fasti perduti del castello di Meudon, una delle sue residenze preferite, abbellito da artisti come Charles de La Fosse, Jean Jouvenet, Noël Coypel e Jules Hardouin-Mansart.

Hyacinthe Rigaud, «Ritratto di Louis de France (1661-1711), detto il Grand Dauphin», 1708. © Palacio Real de Madrid, Patrimonio Nacional

Luana De Micco, 14 ottobre 2025 | © Riproduzione riservata

A Versailles la collezione del Grand Dauphin, «figlio di re, padre di re, e mai re» | Luana De Micco

A Versailles la collezione del Grand Dauphin, «figlio di re, padre di re, e mai re» | Luana De Micco