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Virginia Djurberg
Leggi i suoi articoliCorpi Nudi sarà a più ampia esposizione dedicata alla fotografia di nudo del fotografo italo-brasiliano Elio Luxardo (Sorocaba, 1° agosto 1908 – Milano, 27 novembre 1969) mai realizzata dalla sua scomparsa. Romano di adozione, ma nato in Brasile nel 1908 da genitori italiani emigrati nel paese sudamericano, Luxardo è forse il massimo rappresentante di quella generazione di fotografi che si trovarono immersi in una genuina atmosfera creativa durante il ventennio fascista. Uno dei periodi più controversi della storia unitaria d’Italia, nei quali le istanze di libertà politiche e personali trovarono muri invalicabili da superare, mentre l’afflato artistico poteva spesso permettersi di librarsi in autonomia per attraversare spazi e sorvolare ideologie. Il caso di Elio Luxardo assume una peculiarità che lo differenzia in modo netto dai colleghi fotografi italiani di quell’epoca. Eccelso artigiano della camera oscura, giunto a Roma durante il Fascismo e cresciuto professionalmente nel periodo in cui si sviluppano gli studi cinematografici di Cinecittà, ha potuto coltivare il suo talento ritraendo gli attori e le attrici di quell’epoca, ricordata come quella del “Cinema dei telefoni bianchi” (1936 – 1943), non disdegnando comunque di rendersi disponibile al servizio di alte personalità del Regime.
Ma sarà il volersi ritirare in una sorta di intima bolla nel suo studio che gli permette di sviluppare il massimo livello del proprio estro inventivo, circoscrivendo il suo lavoro in un’affascinante e intensa mise en scène, da cui ha saputo ricavare un geniale nucleo di immagini dedicato esclusivamente alla fotografia di nudo. La mostra raccoglie questa intima produzione di fotografie originali dei primissimi anni Trenta, non prevista ad alcun tipo di commercio, fatta di un inedito e coinvolgente rapporto tra luci e ombre. Ammaliato dalla scultura greca e romana, il nudo maschile si alterna mirabilmente con il nudo femminile, in una comparazione dove si legge lo scontro tra due diverse identità sociali e culturali. Da una parte un involontario processo di acculturazione e osservanza dei dogmi fascisti, dall’altra parte una tangibile sinopia del suo spirito giovanile, quando, eccellente atleta e artista sognatore, era immerso nella sospesa leggerezza e nel mito dell’atmosfera brasiliana. La tempra e il vigore dell’uomo fascista, così virile e caratterizzato, sono immediatamente leggibili nella rappresentazione del nudo maschile, ma quella forza eroica egualmente ben si interfaccia e s’incatena con lo sfuggente erotismo del nudo femminile, un corpo di donna così lontano dalla retorica del “casa, patria, famiglia”, e dall’icona dell’”angelo del focolare”. Un doppio gioco esistenziale che farà sì che quelle sue fotografie originali di nudo scompariranno, inghiottite nelle recondite stratificazioni alle quali la storia ci ha abituato. Durante il Ventennio erano troppo pin up le sue donne, dopo la Liberazione troppo fascisti i suoi uomini. Ma nel trascorrere del tempo che nasconde e sigilla, quelle sue immagini originali, vigorose e seducenti, sono finalmente riemerse trovando luce e visibilità per un significativo tributo all’artista.