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Omar Galliani, «Del sonno II», Corte Tegge, Re (particolare)

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Omar Galliani, «Del sonno II», Corte Tegge, Re (particolare)

A Parma diciotto pittori italiani celebrano la figura umana

Nel Complesso monumentale della Pilotta, una cinquantina di opere traccia un panorama della pittura figurativa attuale

Stefano Luppi

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«Il problema oggi è la sua distribuzione, non la sua produzione», così l’opinionista e scrittore Camillo Langone (Potenza, 1962) riassume la situazione odierna della pittura italiana contemporanea, il medium artistico per antonomasia. La «risposta» documentata alla considerazione introduttiva arriva da Langone con la mostra, da lui curata, «Bella Figura. Pittura italiana d’oggi», promossa dalla Direzione generale creatività contemporanea del MiC e dal Complesso monumentale della Pilotta, visitabile a Parma, ai Voltoni del Guazzatoio, dal 10 ottobre al 30 novembre. Il curatore ha selezionato poco meno di 50 opere di 18 artisti italiani (Adriano Annino, Chiara Baima Poma, Chiara Calore, Omar Galliani, Daniele Galliano, Giovanni Gasparro, Ester Grossi, Giuliano Guatta, Miriana Lallo, Giulia Mangoni, Fulvia Mendini, Rocco Normanno, Rodolfo Papa, Mauro Reggio, Enrico Robusti, Lorenzo Tonda, Nicola Verlato e Daniele Vezzani) suddivise in due sezioni: «Il Moderno», che riunisce opere legate più direttamente ai tempi attuali, e «L’Eterno», con quelle che fanno più riferimento ad archetipi e religione, cui si aggiungono due aree specializzate per il ritratto e l’arte sacra. 

Aggiunge Langone nell’introduzione della mostra: «“Bella Figura” seleziona una parte dell’arte italiana vivente: la parte della pittura, anzi della pittura figurativa, che celebra la figura umana. I santi patroni della mostra sono Raffaello e Parmigianino, non Francis Bacon: chi ha glorificato il volto, non chi lo ha deformato, calpestato, cancellato. La figura in Italia vuole essere per l’appunto bella figura ed è una peculiarità figlia del cristianesimo e in particolare del cattolicesimo, religione dell’incarnazione dunque iconodula, cultrice delle immagini, e ovviamente nipote della classicità, affollata di dèi con fattezze ed emozioni umane. La ricerca della bellezza è quindi una costante della nostra arte non soltanto rinascimentale: armonia, ordine, proporzione come aspirazioni perenni». 

Riguardo alla scelta degli artisti in mostra, Langone dichiara: «Ho cercato di miscelare sessi, stili, regioni e generazioni in modo da offrire un’ampia panoramica della pittura figurativa italiana dei
nostri giorni. Altri pittori avrebbero meritato di essere presenti, ma bisognava sfondare le volte e invadere il piano di sopra e sloggiare il Parmigianino. Del resto io sono uno schiavo della sua “Schiava turca”, un dipinto che mi perseguita da decenni, soggiogandomi col suo ambiguo fascino, e che pertanto ritengo intoccabile e inamovibile».

Tra i dipinti esposti ai Voltoni del Guazzatoio c’è spazio anche per l’arte sacra, sul cui ruolo futuro Langone aggiunge: «Se l’arte sacra ha resistito a papa Bergoglio, resisterà a tutto. Parlo abbastanza ovviamente di arte sacra cattolica, per la quale immaginerei un futuro abbastanza radioso, ma siccome grazie a Dio non sono un profeta, ma solo un cronista, preferisco limitarmi a dire che vedo un bel presente. E questa mostra lo dimostra».

Daniele Vezzani, «Beatrice e Marta», 2019

Stefano Luppi, 07 ottobre 2025 | © Riproduzione riservata

A Parma diciotto pittori italiani celebrano la figura umana | Stefano Luppi

A Parma diciotto pittori italiani celebrano la figura umana | Stefano Luppi