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La natura è soggetto di un percorso variegato in cui emerge la versatilità dell’artista piemontese
- Stefano Luppi
- 09 maggio 2024
- 00’minuti di lettura


«Giardino» (2002) di Ettore Fico
A Bologna l’eden di Ettore Fico
La natura è soggetto di un percorso variegato in cui emerge la versatilità dell’artista piemontese
- Stefano Luppi
- 09 maggio 2024
- 00’minuti di lettura
Stefano Luppi
Leggi i suoi articoliEttore Fico (Piatto, 1917-Torino, 2004), artista biellese dalle «10mila opere», tante ne ha prodotte nella sua lunga vita, ha spaziato tra numerosi soggetti pittorici e «come tanti artisti che sono stati etichettati in base a un genere, Fico può essere definito come l’artista degli interni delle case e dei paesaggi che sono poi insistentemente gli interni delle sue due case e dei suoi due studi e i paesaggi dove andava in vacanza, dal giardino di Castiglione a Gressoney, la costa francese e Positano», per dirla con Andrea Busto, direttore del Mef-Museo Ettore Fico di Torino, in occasione della mostra veneziana dell’autunno scorso.
Nello stesso periodo, nel suo spazio parigino, era l’antiquario Maurizio Nobile a ospitare un’ulteriore rassegna del pittore mentre ora un nuovo percorso è allestito a Palazzo Bovi-Tacconi presso Maurizio Nobile Fine Art. Per la monografica «Ettore Fico. Paradisi ritrovati», dall’11 maggio al 15 giugno, lo stesso Busto, in veste di curatore, ha esaminato la lunga carriera dell’autore, focalizzandosi sulle raffigurazioni di giardini e, più in generale, della natura. Il percorso evidenzia un’evoluzione stilistica che dalla figurazione e dal realismo transita verso l’informale-astratto.
Fico all’epoca dei suoi esordi amava concentrarsi sulla realtà quotidiana, gli affetti famigliari e il paesaggio delle vallate biellesi dov’è collocata la sua casa natale di Piatto. Gradualmente ha subìto le influenze del suo tempo e nel dopoguerra la sua pittura si è fatta più pastosa, materica, con colori terrosi che man mano sono diventati più accesi e spalmati in ampie campiture. Nei disegni in mostra emerge un certo squilibrio formale che però, negli ultimi anni sublima in ampie tempere di gusto «rinascimentale».