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Dalle teste di Bernardino Licinio ai marmi di Bartolini, la mostra da Maurizio Nobile Fine Art racconta come ogni artista, ritraendo l’altro, finisca per rivelare qualcosa di sé stesso
- Stefano Luppi
- 15 novembre 2025
- 00’minuti di lettura
Nicolas Régnier, «Ritratto di dignitario veneziano» (particolare)
A Bologna la bellezza del ritratto: quattro secoli di volti e anime
Dalle teste di Bernardino Licinio ai marmi di Bartolini, la mostra da Maurizio Nobile Fine Art racconta come ogni artista, ritraendo l’altro, finisca per rivelare qualcosa di sé stesso
- Stefano Luppi
- 15 novembre 2025
- 00’minuti di lettura
Stefano Luppi
Leggi i suoi articoliGli artisti di ogni tempo hanno sempre propeso per il ritratto e l’autoritratto, come peraltro evidenziato con dovizia di esempio nella recente mostra «Il Ritratto dell’Artista. Nello specchio di Narciso. Il volto, la maschera, il selfie» ai Musei di San Domenico di Forlì, chiusa lo scorso 29 giugno. Considerando soltanto le citazioni del ’900, del resto, Pablo Picasso (1881-1973) assicurava che «la pittura è una professione da cieco: uno non dipinge ciò che vede, ma ciò che sente, ciò che dice a sé stesso riguardo a ciò che ha visto» mentre più di recente Gerhard Richter (Dresda, 1932) ha detto: «Dipingere è azione di autoscoperta. Ogni buon artista dipinge ciò che è».
Insomma, osservando dei ritratti non si comprende solo la «natura» dell’effigiato e del suo tempo, ma anche l’anima di chi quella figura l’ha creata. Questo pensiero viene in mente osservando le opere della mostra «La bellezza del ritratto», visitabile presso Maurizio Nobile Fine Art a Palazzo Bovi-Tacconi dal 18 novembre al 20 dicembre. L’appuntamento, che annovera una trentina di pezzi antichi lungo quattro secoli, dal Cinquecento al Novecento, permette non solo di «sfogliare» visivamente una sorta di catalogo del tema, ma anche di scoprire alcune recenti nuove acquisizioni dell’antiquario bolognese: tra esse si segnalano in particolare i lavori del veneziano Bernardino Licinio (1485 ca – ante 1560), del lombardo Fra Galgario (1655-1743), del bolognese Bartolomeo Passarotti (1529-92), del fiammingo Nicolas Régnier (1591-1667), del belga François-Joseph Navez (1787-1869), presente con un ritratto di giovane donna nel 1820 circa e altri tra cui lo scultore Lorenzo Bartolini (1777-1850), di cui si può ammirare un marmo del 1825 raffigurante il principe Klemens Wenzel von Metternich proveniente da una collezione privata francese. Lungo il percorso spicca anche un nucleo di tredici studi di teste di Licinio, attribuiti nel corso degli anni all’autore da Bernard Berenson, Roberto Longhi e Luisa Vertova e citati negli inventari della famiglia Barberini dal 1623 al 1935. Visibile anche un ritratto maschile, dalla posa solenne e ieratica, finora inedito, probabilmente raffigurante un Procuratore di San Marco, opera da ricondurre alla tarda attività di Régnier. È presente anche un ritratto di famiglia di Passarotti, da cui emergono l’inclinazione alla naturalezza dei gesti delle persone ritratte e gli intensi sguardi nonché l’attenzione del pittore per la raffigurazione degli animali, in questo caso due colombe poste in primo piano.
Guglielmo Cortese, detto «Il Borgognone», «Ritratto di uomo», collezione privata