Performance «Record» (2023) di Francesca Grilli

Nada Žgank, Mladi Levi Festival

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Performance «Record» (2023) di Francesca Grilli

Nada Žgank, Mladi Levi Festival

Le voci di Almarcegui, Bellantoni e Grilli nell’antico monastero di Bergamo

Le tre artiste affrontano i problemi ambientali, le rivolte sociali e politiche, e l’isolamento sociale e relazionale che affligge le nuove generazioni

Il Monastero del Carmine di Bergamo, antico complesso in Città Alta ora sede del Teatro Tascabile di Bergamo, si riapre dal 25 maggio al 30 giugno grazie all’impegno di Associazione Contemporary Locus, Teatro Tascabile di Bergamo e HG80 impresa sociale, e presenta il progetto di Paola Tognon «Voci | Lara Almarcegui, Elena Bellantoni, Francesca Grilli»: tre «voci» di artiste ben conosciute che si alzano, tutte insieme, per affrontare (e denunciare) attraverso videoinstallazioni, fotografie, sculture e performance, alcune delle tematiche più brucianti del nostro tempo, dal problema dell’ambiente (Lara Almarcegui, 1972) alle rivolte sociali e politiche (Elena Bellantoni, 1975), all’isolamento sociale e relazionale che affligge oggi soprattutto (ma non solo) le nuove generazioni (Francesca Grilli, 1978).

«Exploration Rights, Atesino Supervolcano, Lagorai Mountain Range» di Almarcegui documenta l’esplorazione scientifica da lei condotta con il geologo Mirko Demozzi sulla catena montuosa del Lagorai in Trentino: preso atto del sempre più diffuso utilizzo di rocce ignee nell’architettura, l’artista ha indagato il substrato vulcanico (specie di Riolite, o porfido, di cui le Dolomiti sono ricche), sollevando al contempo la questione dello sfruttamento del sottosuolo, nascosto però dietro il velo nobilitante della riqualificazione urbana o paesaggistica.

«On the Breadline» di Bellantoni guarda invece alle diseguaglianze sociali ed economiche seguendo la «linea del pane», tuttora utilizzata nelle statistiche per demarcare il confine tra sussistenza e indigenza assoluta. Ha percorso quattro Paesi mediterranei (Serbia, Grecia, Turchia, Italia) in cerca del valore anche simbolico di questo cibo primario, identificandolo con le rivolte popolari (le rivolte «per il pane») che hanno segnato la storia umana e documentando quattro siti di Belgrado, Atene, Istanbul e Palermo, costruiti per celebrare le «magnifiche sorti» dell’umanità ma oggi in rovina, facendone lo sfondo dei suoi lavori sulle utopie ferite. Il canto corale basato sul componimento di James Oppenheim «Bread and Roses», 1911 (ripreso negli anni a venire: «Vogliamo il pane e le rose» declamavano le operaie di una fabbrica del Massachusetts nel 1912, mentre nel 1975 fu musicato dalla musicista folk Mimi Farina) viene qui tradotto nelle lingue dei quattro Paesi coinvolti e cantato da donne di quei Paesi.

Non meno urgente è il tema dell’isolamento sociale e relazionale (i giapponesi hanno coniato il temine «hikikomori» per quei ragazzi che si autorecludono in casa, in compagnia dei soli dispositivi elettronici) affrontato da Francesca Grilli nella prima italiana della performance «Record», accompagnata da tre fotografie della serie «Hand». Se in queste si vedono le mani inchiostrate di una comunità che frequenta uno stesso luogo, nella composizione corale «Record» si assiste a un coro di giovani che, seduti precariamente su balaustre o finestre, tra «dentro» e «fuori», cantano un testo tratto dallo scambio di un anno dell’artista con un hikikomori, segno drammatico di uno smarrimento e del rifugio in un feroce isolamento sociale, acuito dall’esperienza della pandemia.

«Construction materials, Main Hall, Secession, Vienna» (2010) di Lara Almarcegui. Cortesia dell’artista. Foto: Wolfgang Thaler

Still dal video «On the breadline» (2019) di Elena Bellantoni. Cortesia dell’artista. Collezione opere multimediali dall’Istituto centrale per la grafica di Roma

Ada Masoero, 23 maggio 2024 | © Riproduzione riservata

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