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Bai Yiyi. Healing, Galleria Poggiali 2025, Milano. Foto: Michele Alberti Sereni. Courtesy l'artista e Galleria Poggiali.

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Bai Yiyi. Healing, Galleria Poggiali 2025, Milano. Foto: Michele Alberti Sereni. Courtesy l'artista e Galleria Poggiali.

«La cultura di un luogo offre una protezione spirituale che trasformo in immagini». Dialogo con il pittore Bai Yiyi, per la prima volta in mostra a Milano

Conversazione in anteprima con l’artista in occasione di Healing, in scena dal 1 ottobre al 14 dicembre 2025 da Galleria Poggiali Milano

Milano. Tra le esposizioni che segnano l’inizio della stagione autunnale in città, arriva anche la prima personale italiana di Bai Yiyi (Datong, 1992), artista che vive e lavora a Shanghai. Dopo Art Basel Miami, Frieze Seoul e Frieze Los Angeles, e con opere già nelle collezioni del Singapore Art Museum, della White Rabbit Gallery di Sydney, dello Speed Art Museum e della Wemhöner Foundation, l’artista presenta Healing, mostra a cura di Elisa Carollo alla Galleria Poggiali di Milano (1 ottobre – 13 dicembre 2025).

Lo abbiamo incontrato per farci raccontare il dietro le quinte di un lessico che intreccia innovazione e tradizione.

Il titolo della sua nuova mostra è Healing. Partiamo da qui: in che modo il concetto di “guarigione” si intreccia con la sua pratica e, in particolare, con questo progetto?
La scelta di Healing nasce da un antico incantesimo del sonno (“Hlin Njub Slɯm Baŋ”), legato al tema dell’insonnia. Il progetto accompagna il mio superamento di una grave depressione, intrecciando relazioni, pensiero antico e contemporaneo e letture filosofiche. Ho indagato i punti di contatto tra Nuovo Materialismo e visione taoista della materia; puntinismo e pittura cinese costruiscono le forme a partire dal punto. Ho usato colori vibranti per evidenziare il rapporto individuo/collettività: “guarigione” è un’idea relazionale che mi spinge a cercare connessioni più inclusive tra coscienze e idee. La mia pratica si fonda su lettura e scrittura (una sorta di channeling, cioè una canalizzazione) alla ricerca di tracce in testi ancestrali. In un mondo frammentato cerco coesione; Milano, città che unisce storia e pensiero contemporaneo, mi fa percepire questa possibilità.

Quella di Milano è la sua prima personale in Italia. Come ha deciso cosa presentare e quali opere ritiene centrali per il progetto?
In questa personale, tre opere nascono dalla lettura in parallelo di A Thousand Years of Nonlinear History di Manuel DeLanda (saggio del 1997 che propone una storia non lineare fatta di flussi materiali ed energetici e processi di auto-organizzazione) e del Tui Bei Tu di Li Chunfeng (raccolta profetica della dinastia Tang composta da enigmi poetici e diagrammi simbolici, usata tradizionalmente per interpretare i cicli storici).
In Eyelashes Long Enough to Perceive Rainbows compaiono primi piani evanescenti ispirati ai viaggi; ho tradotto quelle iridescenze in una palette fluorescente, quasi digitale. Scenery in the Inner Vision Diagram, ispirata ai flussi dell’Anno Santo, collega cosmo esterno e corpo umano in grande formato. Tre lavori minori nascono da testi e vita quotidiana: The Reeves Turtle in the Aquarium (mito e conversazioni), Statue of Shouxing (sovrapposizione di statue del Dio della Longevità), Yoga-themed Landscape Vase (creolizzazione, ovvero ibridazione culturale generata dalla produzione industriale). Ho costruito la mostra su ricerca testuale e trasformazioni della coscienza; anche la varietà tecnica segue queste fonti.

La realtà come continuum di energia e materia: come trova spazio questo concetto antico nel contemporaneo? E in che modo, come pittore, traduce questa visione in linguaggio visivo?
Testi antichi (ca. 200 d.C.) parlano dell’interconnessione di tutte le cose: un filo che arriva fino all’oggi dei big data. In pittura elimino i contorni e fondo gli elementi con il puntinismo; su una base pittorica intervengo con un medium di lattice trasparente per creare texture che deviano la traiettoria dei punti e fanno emergere le tracce d’interazione tra materiali.

Ci racconta qualcosa di più su come è cambiata nel tempo la sua tecnica?
Dal 2017 usavo fotografia, software e stampe di codice per assemblare immagini-archivio nella pittura. Poi ho scelto la pittura come espressione spirituale più diretta: pennelli in chiave puntinista, varianti guidate da coscienza e intuizione, e innesti di tecniche della pittura cinese antica. Nel 2023, durante una personale a Parigi, sono stato influenzato dall’écriture féminine (nozione critica che valorizza una scrittura/corporeità del femminile): da lì ho sviluppato una pittura più narrativa che fonde materiali e “pelli” differenti. Dal 2024 ho approfondito post-strutturalismo e Nuovo Materialismo accanto al pensiero taoista: questo percorso teorico sostiene la mostra da Poggiali.

Come potremmo riassumere le sue fonti di ispirazione principali?
Parto dall’idea che tutto sia composto da particelle. Vedo convergere Nuovo Materialismo e tradizione taoista/pittura cinese nella costruzione per punti e nella vitalità della materia/intra-attività. Leggo le visioni del mondo di contesti culturali diversi per coglierne connessioni e differenze, e porto queste tensioni nella pittura. In studio ascolto i mutamenti di queste particelle e provo a far avanzare tale percezione con il lavoro.

In tutto questo che ruolo ha, per lei, la pittura?
È un processo di channeling: osservare l’oggi e riattivare la storia della pittura degli antenati. La cultura di un luogo offre una protezione spirituale che trasformo in immagini: è l’energia che la pittura può trasmettere.

Cosa possiamo aspettarci dopo Healing?
Proseguirò su queste traiettorie, cercando stati di coscienza e mutamenti fluidi. A novembre sarò in residenza a Guizhou (Cina), tra cultura Miao e radiotelescopio FAST, per tradurre in pittura quell’esperienza. Intendo candidarmi a residenze europee, leggere e studiare, programmare mostre negli USA e tornare in Corea. Nei prossimi due anni mi concentrerò sul rapporto tra individuo e le “diecimila cose” (wanwu, espressione taoista che indica la totalità dei fenomeni) e sul dialogo con testi antichi.

Bai Yiyi. Healing, Galleria Poggiali 2025, Milano. Foto: Michele Alberti Sereni. Courtesy l'artista e Galleria Poggiali.

Bai Yiyi. Healing, Galleria Poggiali 2025, Milano. Foto: Michele Alberti Sereni. Courtesy l'artista e Galleria Poggiali.

Bai Yiyi. Healing, Galleria Poggiali 2025, Milano. Foto: Michele Alberti Sereni. Courtesy l'artista e Galleria Poggiali.

Lavinia Trivulzio, 28 settembre 2025 | © Riproduzione riservata

«La cultura di un luogo offre una protezione spirituale che trasformo in immagini». Dialogo con il pittore Bai Yiyi, per la prima volta in mostra a Milano | Lavinia Trivulzio

«La cultura di un luogo offre una protezione spirituale che trasformo in immagini». Dialogo con il pittore Bai Yiyi, per la prima volta in mostra a Milano | Lavinia Trivulzio