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Flavia Foradini
Leggi i suoi articoliIl dipinto mancava all’appello da circa cent’anni: gli esperti di Gustav Klimt ne conoscevano l’esistenza, ma ne era disponibile soltanto una foto in bianco e nero, scattata probabilmente nel 1925, in vista di una mostra realizzata nel 1926 da Otto Kallir-Nirenstein nella Neue Galerie di Vienna.
In quella data il «Bildnis Fräulein Lieser» («Ritratto della signorina Lieser», 140x80 cm) era ancora di proprietà della famiglia, una dinastia industriale assai nota nella capitale. Non vi è certezza su quale donna della famiglia Klimt abbia raffigurato. Le nuove ricerche della casa d’aste Im Kinsky, dove il dipinto andrà all'asta il 24 aprile con una stima fra i 30 e i 50 milioni di euro, suggeriscono Helene Wieser (1898-1962) o Annie Lieser (1901-72).
Il quadro a colori accesi e motivi floreali era stato messo in lavorazione nella primavera del 1917 nell’atelier di Klimt a Hietzing (allora estrema periferia ovest della capitale asburgica), ma non venne completamente finito. In quello stesso anno vennero creati fra l’altro anche i ritratti di Johanna Staude e di Amalie Zuckerkandl. Dopo la morte dell’artista, il 6 febbraio 1918, la tela venne restituita ai committenti, che a maggio e giugno del 1917 avevano versato all’artista acconti per mille corone. Nella scheda delle provenienze, Im Kinsky indica che il quadro è sempre stato in mano privata, passando negli anni ’60 alla famiglia che ora ha deciso di immetterlo sul mercato.
Ciò che ha reso possibile questa singolare emersione dai contorni ancora sfocati è presumibilmente l’accordo che è stato stipulato tra l’attuale proprietaria e gli eredi di Adolf e Henriette Lieser: un contratto le cui condizioni non sono state rese note, ma che essendo redatto «nello spirito dei Princìpi di Washington», come fa sapere I'm 2f Kinsky, ha garanzia di un tranquillo passaggio di proprietà verso nuovi lidi. Proprio per questo motivo, l'Ente di Tutela delle Belle Arti avrebbe dato consenso all’eventuale esportazione dall’Austria.
Su questo clamoroso, nuovo tassello della produzione di Klimt resta lo stupore: è da decenni che a Vienna le più che numerose cause di restituzione attorno a capolavori dell’artista occupano governi, mezzi di informazione e mondo dell’arte. Un quadro come il «Ritratto della signorina Lieser», su cui venivano fatte supposizioni da massimi esperti e di cui (almeno dal 2006, con la restituzione di cinque opere di Klimt dal Belvedere) non poteva non essere noto l’eccezionale potenziale economico, era dunque tranquillamente appeso nelle stanze di una dimora altoborghese? O vi sono stati altri passaggi di proprietà ancora ignoti, come potrebbe suggerire, sempre nella scheda del «pedigree» dell’opera fornita da Im Kinsky, l’indicazione senza data «mercato dell’arte, Vienna» tra «Adolf e Henriette Lieser» e «dagli anni ’60 proprietà privata austriaca»?
Anche l’esperto Tobias Natter nel suo catalogo ragionato dei dipinti di Klimt, dopo i proprietari originari indicava «mercato dell’arte, Vienna», seguito tuttavia da «proprietà ignota».
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