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Luana De Micco
Leggi i suoi articoliPer la monografica che il Musée de Grenoble le dedica fino al 31 luglio, Cristina Iglesias ha concepito un percorso a partire dai suoi lavori degli ultimi quindici anni.
Vi presenta alcune sue sculture monumentali, le opere più note, spazi ibridi in cui si può penetrare, dove natura e architettura coesistono e si mescolano materiali diversi, dal bronzo al vetro al cemento.
L’artista spagnola, nata nel 1956 a San Sebastián, si è imposta negli anni Ottanta, affermandosi anche grazie alle sue opere permanenti realizzate per gli spazi pubblici, come «Towards the ground» (2008) per il Castello di Ama a Siena e «Passatge de coure» (2004) per il Centre de Convencions Internacional di Barcellona.
La sua «opera ambigua, dove il paradosso convive con la finzione, costituisce un’esplorazione vertiginosa di un universo parallelo, onirico, in cui il reale non si distingue dalla fantasia, e la verità è doppia, chiara e oscura, dolce e crudele», spiega Guy Tosatto, direttore del museo e curatore della mostra.
Uno dei fili conduttori della rassegna è l’acqua. Tema che ha ispirato opere come «Aquarium III» realizzata nel 2010 per essere esposta al largo delle coste messicane e presentata in mostra in formato ridotto. Realizzata per adattarsi agli spazi del museo, la monumentale «Camera vegetale» è un labirinto con le pareti che sembrano una foresta pietrificata.
L’ultima recente scultura della serie «Pozzi», in cui l’acqua scorre come in un ruscello su rocce di alluminio, rinvia alla Fontana di Trevi e alle scenografie dei film di fantascienza.
In chiusura, «Padiglione di cristallo» è uno spazio di vetro verde, con un pavimento di fango e foglie, in cui il visitatore può entrare e sedersi, immerso nei riflessi di colori e lo scorrere dell’acqua.
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