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Dalla «pittura di macchia» toscana alla Scapigliatura lombarda: alle Scuderie del Castello Visconteo prosegue l’indagine sulla pittura italiana del secondo Ottocento, riletta attraverso le sue scuole più significative.
«Tranquillo Cremona e la Scapigliatura», dal 26 febbraio al 5 giugno, curata da Simona Bartolena e Susanna Zatti, direttrice dei Musei Civici pavesi, e prodotta da ViDi con il Comune di Pavia, punta specialmente sul pavese Tranquillo e sui compagni di strada (Daniele Ranzoni, Luigi Conconi e altri), tutti impegnati nel rinnovare radicalmente la pittura. Come Cremona, che fu l’iniziatore, tutti loro rifiutavano infatti le forbitezze smaltate della stagione precedente, per affidarsi a un tocco franto e sfrangiato, pulviscolare e atmosferico, che non a caso aprirà la strada al Divisionismo.
In mostra figurano circa 50 opere, di Cremona e degli altrettanto talentuosi compagni d’avventura, inserite in un percorso in cui giustamente sono presi in esame anche gli altri aspetti di quel fenomeno culturale sfaccettato e ribelle che oltre alla pittura rivoluzionò la scultura (con Giuseppe Grandi soprattutto, ma non solo), la musica, e prima ancora la letteratura, con Carlo Dossi, Iginio Ugo Tarchetti, Cletto Arrighi-Carlo Righetti, Arrigo Boito, Emilio Praga e altri.
Le opere d’arte visiva sono così accompagnate dalla diffusione di testi letterari e musicali, capaci di ricreare l’atmosfera culturale della Milano postunitaria, rievocando al contempo la grande mostra che nel 1938, proprio nel Castello Visconteo, celebrava «Tranquillo Cremona e gli artisti lombardi del suo tempo».
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