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Laura Lombardi
Leggi i suoi articoliUn percorso dalla fede alla ragione, un viaggio spirituale, è quello che l’artista statunitense Zhivago Duncan (1980) qui anche in veste di curatore, propone nella mostra aperta da Poggiali fino al 19 marzo e intitolata «Faith & Fathom». Riunendo diciotto artisti, lui compreso, Duncan riprende un grande progetto ideato a Berlino in Lehderstrasse 34, «NGORONGORO», con Christian Achenbach, Jonas Burgert, Andreas Golder, John Isaacs e David Nicholson, artisti presenti anche nella mostra fiorentina.
Duncan spiega come «la discesa nelle oscure profondità della Fede» sia oggi più di una metafora, «perché per trovare l’arte dobbiamo scavare nel nostro inconscio» per approdare al regno illuminato dal sole della Ragione». In mostra, una cinquantina tra dipinti, fotografie, sculture e still video, nei quali si mescolano natura, animali, macchine, figurazione e astrazione, frammenti creativi, evocazioni d’infanzia, nenie, poesie.
I grovigli dei volti di Tim Noble e Sue Webster, le macchie variopinte di Tjorg Douglas Beer («Neurosia’s sister»), le deformazioni grottesche di Golder, la tassidermia di Polly Morgan, così come le opere di Slater Bradley, James Capper, Max Frisinger, Norman Hyams e Nick Jeffrey, immergono lo spettatore in un processo, colto proprio nello stato scivoloso e inafferrabile a metà strada tra sonno (della ragione) e veglia, tra caos e ordine.
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