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Fabio Mauri, Lucio Amelio, Graziella Lonardi, Joseph Beuys e Pasquale Trisorio a Roma nel 1972. Foto Elisabetta Catalano

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Fabio Mauri, Lucio Amelio, Graziella Lonardi, Joseph Beuys e Pasquale Trisorio a Roma nel 1972. Foto Elisabetta Catalano

Studio Trisorio, 45 anni a Napoli

La storia di una delle gallerie che hanno fatto della loro città una capitale del contemporaneo

Olga Scotto di Vettimo

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«Il 1970, passando un giorno per via dei Mille, Pasquale (Trisorio, Ndr) e io fummo attratti da una piccola opera di Mario Ceroli (...). Ci piacque e decidemmo di acquistarla. Ci fu detto che si trattava del ritratto di Lucio Amelio, che allora aveva appena rilevato gli spazi in Piazza dei Martiri e stava dando vita alla nuova galleria.

Fu così che facemmo la sua conoscenza diretta (...). Lucio chiese a Pasquale se voleva aprire e gestire una sezione di grafica della Modern Art Agency, come allora si chiamava la sua galleria. Pasquale accettò con un entusiasmo che subito mi contagiò. (...) Il desiderio più grande di Pasquale divenne allora quello di aprire uno spazio tutto suo, così, grazie all’entusiasmo e alla grande forza di volontà che lo hanno sempre contraddistinto, il 16 ottobre 1974, con una mostra di Dan Flavin organizzata in collaborazione con la galleria Sonnabend di New York, inaugurammo lo Studio Trisorio
».

L’inizio del racconto di Lucia Trisorio, raccolto nel volume Studio Trisorio. Una storia ad arte 1974-2019 (Electa Mondadori, pp. 536, ill., € 80,00), introduce a una felice vicenda dell’arte contemporanea che, intercettando entusiasmi, emozioni e racconti intimi, immerge nella lunga storia della galleria napoletana, nata nel segno di una passione di due coniugi collezionisti e divenuta, da subito, punto di riferimento e di confronto internazionale per l’arte contemporanea, assieme alla Modern Art Agency allo Studio Morra, alla galleria Lia Rumma, alla galleria Il Centro.

Una storia che, negli anni, si sarebbe arricchita di altri protagonisti, da Alfonso Artiaco sino alle nuove generazioni, con, tra gli altri, Umberto Di Marino. Da allora e per i successivi quarantacinque anni lo Studio Trisorio ha scelto con cura artisti «già affermati o giovani alle prime armi», nel disinteresse per le «tendenze» e, di contro, con una sensibilità per i diversi linguaggi e un’attenzione precoce per la fotografia (da Mimmo Jodice a Sebastião Salgado a Helmut Newton) e per la Videoarte.

Mentre la galleria partecipava alle fiere di Basilea e tesseva le sue profonde relazioni anche con giovani artisti napoletani, tra cui Raffaela Mariniello e Umberto Manzo, scorreva parallela con Pasquale e Lucia Trisorio anche l’intensa stagione di Villa Orlandi ad Anacapri (1970-89), frequentata da artisti come Mario Merz, Jannis Kounellis, Pier Paolo Calzolari, Carlo Alfano, Cindy Sherman, Cy Twombly, Luigi Ontani, Ettore Spalletti, Marco Bagnoli, Lucia Romualdi e Kenny Scharf, ma anche da direttori di musei, galleristi, attori, registi.

Fu lì che Joseph Beuys realizzò la fotografia «La rivoluzione siamo noi». Le pagine del volume raccolgono (insieme alle testimonianze di Michele Bonuomo, Bruno Corà, Nicola Del Roscio, Bruno Fiorentino, Angela Tecce, Angelo Trimarco e Andrea Viliani) una restituzione intima e immediata, in cui il racconto storico si intreccia con l’aneddoto, il vissuto più domestico, l’amicizia, gli affetti, le preoccupazioni, in un continuo fondersi di fatti dell’arte con quelli della vita: «Vedo infatti il mondo dell’arte come una grande famiglia con le stesse dinamiche e disfunzionalità di quella tradizionale (...): gelosie, tradimenti, tragedie, grandi amori, grandi delusioni. Bisogna avere un cuore aperto e nervi saldi!», dichiara Laura Trisorio, altra figura determinante per gli sviluppi della galleria sin dagli anni immediatamente successivi alla scomparsa del padre Pasquale (1992), nonché curatrice e ideatrice dal 1996 di Artecinema.

Il festival, oggi ospitato al Teatro di San Carlo, nato per diffondere la conoscenza dell’arte contemporanea attraverso il cinema documentario, è diventato un imprescindibile punto di riferimento internazionale, coltivando, al tempo stesso, un’attenzione sempre maggiore per la divulgazione e una non scontata sensibilità per il sociale. «Grazie a Laura, che da Pasquale ha ereditato lo spirito di intraprendenza, la facilità di comunicazione e la determinazione, la galleria è ulteriormente cresciuta», racconta ancora Lucia Trisorio.

Nuovi artisti, dunque, si affacciano nella galleria (tra cui Daniel Buren, Rebecca Horn, Eulalia Valldosera, Marisa Albanese, Sergio Fermariello, Stefano Cerio, Alfredo Maiorino, Gregorio Botta), che dal 2004 al 2012 vive anche una stagione romana in uno spazio a fronte strada, inaugurato con una personale di Lawrence Carroll; e che, infine, amplia quello napoletano acquisendo nuovi locali nel cortile di Palazzo Ulloa di Bagnara a Napoli, sede storica della galleria.

Ancora oggi, lo Studio Trisorio continua a costruire ponti con le istituzioni, organizzando mostre che coinvolgono i grandi musei cittadini: dalla storica personale di Ettore Spalletti al Museo di Capodimonte nel 1999 a quella di Louise Bourgeois nel 2008 fino alla più recente di Jan Fabre, che ha coinvolto anche il Museo Madre e il Pio Monte della Misericordia.

Fabio Mauri, Lucio Amelio, Graziella Lonardi, Joseph Beuys e Pasquale Trisorio a Roma nel 1972. Foto Elisabetta Catalano

Laura sotto «A casa di» (2001) di Ettore Spalletti. Foto di Peppe Avallone

«Souvenirs d’Italie. Piazza del Plebiscito, Napoli» (2011) di Raffaela Mariniello

Olga Scotto di Vettimo, 28 marzo 2020 | © Riproduzione riservata

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