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Luca Scarlini
Leggi i suoi articoliLa presenza di Ettore Sottsass come scrittore percorre tutta la sua vasta attività di designer, si trova sulle riviste (di moda, di design, di architettura), tratta di argomenti spesso inaspettati, come i gioielli, l’ispirazione etnica negli abiti, l’ispirazione zen delle sue celebri «ceramiche sbagliate», gli incontri letterari come momento di elaborazione di forme, destinate ad avverarsi anni più tardi. I suoi scritti sono comparsi, a cura di Barbara Radice da Neri Pozza nel 2002; Corraini ha mandato in libreria nel 2011 un bel volume dal titolo I libri, in cui si ricostruivano opere magnifiche, come la rivista beat «Pianeta Fresco». Adelphi ha pubblicato nel 2009 Foto dal finestrino e nel 2010 Scritto di notte; ora manda in stampa, come strenna, una prosa del 1944, dal titolo Sono vagabondi. Il giovane creatore sta cercando vie di espressione, e qui, cita William Saroyan, l’autore di Che ve ne sembra dell’America?, per narrare di un incontro con un uomo senza fissa dimora, con cui scopre di avere numerose affinità, di subire il medesimo trattamento dai benpensanti. Colpisce la coerenza nel racconto del paesaggio urbano, che è quello di Torino, città del suo apprendistato.
Sono vagabondi, di Ettore Sottsass, 28 pp., Adelphi, Milano 2016, s.i.p.

Ettore Sottsass. Foto courtesy Studio Ettore Sottsass Parma
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