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Simulare dialoghi intelligenti

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Jenny Dogliani

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Appassionato ed esperto di tecnologia, collaboratore dell’Industrial Light & Magic, l’azienda di effetti speciali fondata da George Lucas, l’americano Ian Cheng (Los Angeles, 1984) arriva alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo con una personale curata da Hans Ulrich Obrist. Fulcro del percorso è il primo episodio della trilogia inedita «Once out of Nature», ispirata agli studi dello psicologo americano Julian Jaynes, secondo il quale l’uomo avrebbe sviluppato la coscienza soltanto tremila anni fa e non di punto in bianco, ma incominciando a visualizzare il futuro e il passato come uno spazio davanti e dietro di sé. Prima di allora, invece, le decisioni sarebbero state prese esclusivamente con la parte inconscia del cervello. Il video esposto non è un film, è una simulazione, un organismo narrativo senza inizio né fine, simile a un videogame. Una «smart-story», come la definisce lo stesso autore, in grado di modificarsi, di autoevolversi e di accogliere la casualità. L’opera è il frutto di un processo iniziato nel 2013 con delle videoanimazioni, poi proseguito con l’elaborazione del software di un videogioco finalizzata a produrre varie simulazioni; in una di esse un oggetto e un animale s’incontrano e interagiscono influenzandosi a vicenda; in un’altra si lasciano interloquire due chatbot (programmi che simulano conversazioni intelligenti) generando un dialogo imprevedibile, senza ripetizioni e potenzialmente infinito. Fino al 30 agosto il museo ospita anche la collettiva «Welcome You’re in the Right Place» curata dal collettivo Airbnb Pavilion, cofondato da Alessandro Bava, vincitore del Re Rebaudengo Serpentine Grants 2015. Sono esposti dipinti, installazioni e sculture ispirati agli oggetti che popolano il paesaggio domestico contemporaneo di Marie Lund, Jason Dodge, Josef Strau, Bunny Rogers e Philipp Timischl.

Jenny Dogliani, 04 maggio 2015 | © Riproduzione riservata

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