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Luca Scarlini
Leggi i suoi articoliDopo le biografie di Palma Bucarelli e Margherita Sarfatti, Rachele Ferrario passa ora a narrare le vicende degli Italiens de Paris, quel variegato gruppo di artisti che a inizio Novecento dal Belpaese passarono alla capitale francese nel momento in cui per opinione comune era il centro nevralgico della produzione estetica del mondo. Ovviamente al centro del libro, ritratto di sette artisti (oltre a quelli citati nel corso dell’articolo Campigli, De Pisis e Tozzi) sta René Paresce, a cui l’autrice aveva dedicato la biografia Lo scrittore che dipinse l’atomo, curando ora la mostra in corso a Santa Maria della Vita a Bologna.
Gli intrecci delle biografie degli artisti sono di per sé romanzesche, in un tumulto di forme in cui i pittori sono anche scrittori, fisici, giornalisti, poeti. Al centro della trama stanno, va da sé, i due fratelli de Chirico e in specie il pictor optimus, Giorgio, che stabilisce la sensibilità di un’epoca, dopo la prima guerra mondiale e fugge poi dall’abbraccio con i surrealisti che vorrebbero bloccarlo alla sua produzione entro il 1918.
In queste dense pagine corrono ritratti di critici, mercanti, baristi, osti che hanno creduto nei giovani artisti e li hanno spesso sfruttati senza pietà. Nel frattempo gli avanguardisti a Parigi trovavano un diverso se stesso, che qui scoprì la fede e il suo ruolo come pittore sacro ben illustrato qualche anno fa dalla mostra « Divina bellezza» a Palazzo Strozzi. Il libro è agile e ben disegna un ambiente movimentato; a questo sarebbero da aggiungere le vicende, non meno romanzesche, di scenografi, cartellonisti, costumisti, truccatori, parrucchieri, che giunsero con questa generazione dall’Italia, da Cappiello a Brunelleschi, spesso con origini comuni, facendo per due decenni di Parigi un luogo centrale dell’elaborazione estetica italiana.
Les Italiens. Sette artisti alla conquista del mondo, di Rachele Ferrario, 170 pp., Utet, Milano 2017, € 18,00

La copertina del volume
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