Giorgio Guglielmino
Leggi i suoi articolil pittore svizzero Niele Toroni, nato in Ticino nel 1937, appartiene a quella ristretta schiera di artisti che per tutta la vita ha eseguito apparentemente sempre la stessa opera. Insieme a lui possono essere annoverati Roman Opalka, che ha riempito per decenni i suoi quadri con una numerazione progressiva tendente all’infinito, Daniel Buren, che ha dipinto strisce sempre della stessa larghezza su ogni possibile superficie, e anche On Kawara con i suoi «Date paintings», che riportano sulla superficie della tela sempre e solo la data di esecuzione dell’opera stessa.
Nel 1967 Toroni crea le sue prime opere imprimendo sulla superficie della tela un pennello imbevuto di colore e ripetendo tale gesto a distanza di 30 centimetri. Sarà quello che farà da quel momento in avanti per tutta la vita.
All’inizio di questo breve articolo ho volutamente scritto «pittore» e non «artista» in quanto lo stesso Toroni si è sempre voluto definire «pittore», parola che sottolinea la particolare relazione tra l’esecutore e la pittura con la sua consistenza e il suo odore. Il semplice gesto di lasciare una traccia di pittura, sempre con un pennello della stessa grandezza, rivela quindi un rapporto intenso e quasi intimo non tra il pittore e il soggetto dipinto, ma tra il pittore e la pittura stessa in quanto tale.
Proprio per questo rapporto esecutore-colore l’affinità maggiore del lavoro di Niele Toroni è con l’artista americano Robert Ryman che per tutta la vita ha dipinto quadri bianchi sempre rigorosamente di formato quadrato. La magia di Ryman e di Toroni è difficile da sintetizzare con le parole. Le loro opere, tutte in qualche modo uguali, sono in realtà tutte squisitamente diverse. Non è solo il colore delle pennellate di Toroni (rosse, gialle, blu ecc.) che cambia e non sono solo le dimensioni della tela o della carta o della parete (Toroni ha eseguito molti lavori direttamente a parete). Ogni impressione del pennello sulla superficie è diverso così come tutti i giorni della nostra vita, anche se uguali, sono tutti diversi.
Altri articoli dell'autore
Da Klüser la mostra che illustra un aspetto dell’opera del maestro pop, diventa allo stesso tempo una retrospettiva sui rapporti della galleria con gli artisti
Quarta edizione della fiera, tra classici italiani del moderno e contemporaneo
Nella sede parigina della Galleria Lelong i lavori su carta dell’artista britannico che da sempre ha lavorato a stretto contatto con l’ambiente
Attraverso soggetti classici della cultura cinese, la giovane filippina compie un viaggio alla ricerca delle proprie origini e attenua la nostalgia della propria terra natìa