Luca Scarlini
Leggi i suoi articoli«Non sono mai lecite molte arti le quali fanno danno. Come so’ una quella del frappare: il frappare i panni è ben comune. Anco non è ben comune l’arte de’ veleni». San Bernardino da Siena, sempre il predicatore più furibondo contro tutti gli aspetti del lusso nel quotidiano, continuamente chiama in causa sarti, creatori di abiti, perché hanno inventato variazioni e ricami sul modello canonico, creando così problemi all’umanità.
Nel Medio Evo inizia la creazione di abiti di gusto più sofisticato: lo testimonia la magnifica mostra «Tessuto e ricchezza a Firenze nel Trecento» alla Galleria dell’Accademia a Firenze, dove il pezzo forte è un abito per bambina, prodotto in riva all’Arno, e toccato in sorte a una piccola vichinga, nelle remote terre di Groenlandia.
Brani di stoffe sopravvissuti dimostrano una ricchezza di fogge e fatture notevolissima. I motivi con aquile e draghi ritornano in ogni epoca della storia, quando i maestri del mondo tessile studiano con attenzione le magnifiche collezioni del Museo di Lione o del Bargello.
Elisa Tosi Brandi compie una analisi approfondita di un’epoca storica in cui il fashion, malgrado i fulmini degli uomini di chiesa, ha preso lentamente il sopravvento, all’insegna della «varietà», che tanto faceva infuriare san Bernardino. Nel suo libro L’arte del sarto nel Medioevo si concentra su Bologna, che nel Duecento, con i suoi cinquantamila abitanti, figurava come una delle metropoli europee. Analizzando con chiarezza leggi suntuarie, regolamenti delle «arti», ossia delle corporazioni professionali, disegna un’epoca di clamorose mutazioni, che si rispecchiano in una febbrile serie di mutamenti d’abito.
L’arte del sarto nel Medio Evo. Quando la moda diventa un mestiere, Elisa Tosi Brandi, 218 pp., il Mulino, Bologna 2017, € 20,00
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