Verifica le date inserite: la data di inizio deve precedere quella di fine
Laura Lombardi
Leggi i suoi articoliAl Palazzo Mediceo il primo ventennio di Conti
La mostra «Primo Conti, un enfant prodige all’alba del Novecento», allestita dal 9 luglio al 2 ottobre al Palazzo Mediceo per la cura di Nadia Marchioni (organizzata dal Comune di Seravezza, Fondazione Terre Medicee con un comitato scientifico presieduto da Carlo Sisi), è incentrata sul primo ventennio di attività dell’artista (Firenze 1900-88). Fin dalla prima sala viene sottolineato il suo dividersi già da ragazzino (si veda il precocissimo «Autoritratto») tra due ambienti diversi: quello versiliese, dove frequenta personaggi quali Moises Levy, Ceccardo Roccatagliata Ceccardi, Enrico Pea e Alberto Magri e risente dell’influenza di Plinio Nomellini (come mostrano opere a confronto), e quello fiorentino, ove fondamentale è l’incontro con Ardengo Soffici, del quale è esposta la copia del «Ballo dei pederasti» (nella cornice originale dal Museo Soffici a Poggio a Cajano), distrutto dall’artista stesso, una scomposizione dinamica che segna molto Conti, il quale si trova a partecipare, appena adolescente, alla mostra e poi alla serata futurista di «Lacerba» del 1913.
L’enfant prodige matura dunque tra sperimentazioni diverse, che comprendono la riflessione sull’opera di Cézanne, sul Cubismo ma filtrato alla maniera di Soffici e Rosai, dal Futurismo di Giacomo Balla, fino a giungere al Ritorno all’ordine, come nel «Ritratto di Pirandello» del 1928, svolgimento dell’adesione nel 1919 alla Metafisica, dopo l’incontro con De Pisis e de Chirico. Il centinaio di opere di Conti (tra cui 18 prestiti concessi grazie alla collaborazione con la Fondazione Primo Conti di Fiesole) dialoga con quelle di artisti quali Lega, Viani, Chini, Carrà e Rosai, mentre la parte documentaria e di immagini fotografiche si rivela tutt’altro che accessoria. La mostra si ferma al 1932, anno in cui Conti espone a Palazzo Feroni a Firenze con Arturo Martini, recuperando e reinterpretando la tradizione pittorica dal Quattrocento al Seicento (catalogo Pacini).
Altri articoli dell'autore
La Fondazione Palazzo Strozzi di Firenze ha riunito circa 150 opere provenienti da oltre 60 tra musei e collezioni private riuscendo a «ricomporre pale smembrate dall’epoca napoleonica grazie a prestiti eccezionali»
Mentre a fine settembre inaugura la grande mostra su Beato Angelico, il direttore generale del museo fiorentino anticipa in esclusiva a «Il Giornale dell’Arte» l’esposizione che la prossima primavera sarà dedicata al rapporto dell’artista americano con la città
Resta l’amarezza di notare che Firenze, a differenza di altre città europee, pur avendo vantato nel Rinascimento un primato nell’architettura, non abbia oggi una visione complessiva della contemporaneità
Il restauro ha riportato in luce sotto una ridipintura scura i vivaci colori di una delle icone più celebri e venerate nel Medioevo in quanto ritenuta il ritratto di Cristo, da oltre mille anni nella Cattedrale di Lucca