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Pubblico all'edizione 2015 di ArteFiera

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Pubblico all'edizione 2015 di ArteFiera

Per vendere gli italiani ci vogliono gli stranieri

Se l'arte nostrana resta la sua carta vincente, Arte Fiera deve potenziare la presenza del collezionismo internazionale, mai come ora disposto a comprarla

Jenny Dogliani

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Bologna. Accantonata la sezione dedicata all'Ottocento dopo l'esperimento dell'anno scorso Giorgio Verzotti e Claudio Spadoni, i direttori di ArteFiera, oggi al suo ultimo giorno (si è aperta il 23), sono tornati a concentrarsi sul moderno e sul contemporaneo per accattivarsi un più specifico bacino di collezionisti che rimane però, a detta di molti espositori, in gran parte italiano e piuttosto cauto negli acquisti.
Forse, visto il successo delle Italian Sales di Londra, l’indiscusso livello della fiera, riconosciuto specialmente alla parte del Novecento, e i riflettori puntati da tutto il mondo sul Paese che ospiterà l’Expo, sarebbe valsa la pena di favorire l'arrivo di collezionisti stranieri per dare maggiore ossigeno alle 188 gallerie presenti (quasi tutte italiane) in un momento non facile per la nostra economia. «Il mercato è fermo, spiegava Marianne Wild dell’omonima galleria di Teatina presso Chieti. I collezionisti osservano molto, ma non è come tanti anni fa che vedevano una cosa e subito dopo la compravano». Nel suo stand, dipinti inediti di Sante Monachesi da 10mila a 20mila euro, opere di Paola Lunanova, Nicola Maria Martino e Giuseppe Sylos Labini.
«Vendite a rilento, in linea con la situazione generale, anche per Saverio Repetto che dirige la sede londinese della galleria di famiglia. Gli italiani hanno poco potere di spesa. L’arte italiana è apprezzata e comprata da americani, cinesi e russi che hanno disponibilità e meno male che in questo momento va bene, almeno esportiamo qualcosa!». Tra le sue proposte opere di Calzolari, Morandi, Pistoletto, Bonalumi e Melotti da 5mila a 300mila euro.
«Senza infamia e senza lode», a detta del milanese Matteo Lampertico, l’andamento della fiera per la sua galleria. E aggiungeva: «Qualche trattativa c’è, ma se dovessi dare un voto agli affari arriverei a 7, non di più. È una fiera bella ma molto locale, senza gallerie straniere non vengono i collezionisti stranieri e siccome in questo momento si vende molto all’estero…». Dipinti e sculture di Castellani, Bonalumi, Scheggi, Fontana e Simeti da 10mila a milioni di euro tra le opere del suo stand.
Insomma, «vendite normali, niente di eclatante, confermava il torinese Davide Mazzoleni. Non c’è il boom delle Italian Sales, ma non ci possiamo lamentare: in Italia i problemi ci sono, la gente ha sempre un po’ paura. Per noi va molto bene la fascia media dai 50mila ai 200 mila euro». Nel suo spazio opere di Bonalumi, Burri, Castellani, Manzoni, Parmeggiani, A. Pomodoro, Fontana, De Chirico, Savinio, Vedova, Capogrossi, Afro, Hartung e Lam da 20mila a 1,5 milioni di euro.
A rilevare un seppur minimo incremento degli affari rispetto alla scorsa edizione erano Massimo e Filippo Di Carlo, della Galleria dello Scudo di Verona: «Questa fiera ci ha sorpresi in positivo, spiegavano padre e figlio; dopo quello che potremmo definire un durissimo inverno, per il collezionismo è iniziata una flebile primavera. Abbiamo lavorato bene con Vedova, Sanfilippo, Nunzio, Gastini, Capogrossi e Dorazio, con opere che incarnano alla perfezione il rapporto qualità-prezzo, nella fascia fino a 200mila euro». Ma non basta comunque a riconoscere un vero cambiamento di rotta: «Le aste fanno record su record, i collezionisti sono spaventati dalla situazione economica e non comprano, ma alle fiere puoi lavorare con vendite spot dettate da una pura casualità, continuava Massimo Di Carlo. Il cubo di Rubrik a confronto è la cosa più semplice e lineare che ci sia», ironizzava suo figlio.
Gli incassi non erano sfavillanti neanche nel settore del contemporaneo. Antonella Berruti della galleria Pinksummer di Genova, tra monocromi e installazioni di Luca Vitone da 3.500 e 30mila euro, osservava: «Per la tipologia di lavoro e ricerca che facciamo questa galleria è abituata a fiere e pubblici più specialistici. Questo mescolamento di generi non paga. Qui siamo quasi in un secondo mercato». Opinione condivisa da Silvia Kro di Kro Art Contemporary di Vienna, ospite della sezione «Focus Est» dedicata ad artisti dell’Est europeo e mediorientali (nel suo stand Dezider Tòth, Svätopluk Mikyta e Rastislav Podoba da 900 a 20mila euro). Riscontro positivo, invece, per Fabrizio Paperini della Galleria Continua di San Gimignano, che vendeva di Pascale Marthine Tayou, Cecchini, Etel Adnan, Ozzola e dei giovani Ornaghi & Prestinari, con prezzi da 4mila a 70mila.



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Paolo Grassino, 55mila euro, Eduardo Secci, Firenze

Sante Monachesi, 20mila euro, Marianne Wild, Teatina (Chieti)

Valerio Adami, 85mila euro, Tega, Milano

Igor Mitoraj, 490mila euro, Contini, Venezia

Damien Hirst (particolare), 45mila euro, Ph Neutro, Pietrasanta (Lu)

Alighieri Boetti (particolare): 400mila euro da Cortesi, Lugano

Arnaldo Pomodoro, 250mila euro, Mazzoleni, Torino

Pubblico all'edizione 2015 di ArteFiera

Jenny Dogliani, 26 gennaio 2015 | © Riproduzione riservata

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