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Stefano Luppi
Leggi i suoi articoliÈ in via di conclusione il restauro della Fontana del Nettuno realizzata nel 1567, a quattro anni dalla commissione del vicelegato papale Pier Donato Cesi, da Zanobio Portigiani, Tommaso Laureti e Giambologna. Prima del restauro il monumento è stato sottoposto a indagini diagnostiche che hanno verificato gli interventi eseguiti nel 1988 e nel 1993 da Ottorino Nonfarmale e Giovanni Morigi. «Ora stiamo concludendo, spiegano Vilma Basilissi, Dora Catalano e Patrizia Governale dell’Iscr, due tipi di restauro diversi, uno sui bronzi e l’altro sui materiali lapidei. Sul bronzo si è intervenuti con la pulitura e l’eliminazione dei sali solubili nel rispetto della patina. Infine è stato steso un inibitore e un protettivo che hanno carattere isolante dagli agenti atmosferici». I lavori hanno eliminato dal monumento manierista le cosiddette «croste nere» di guano di animale e particellato atmosferico.
«Sulla parte lapidea, spiegano le restauratrici, abbiamo applicato impacchi di soluzioni solventi dove gli strati carbonatici hanno inglobato le particelle atmosferiche. Dopodiché abbiamo utilizzato mezzi meccanici e al laser, mentre le vecchie stuccature sono state rimosse e sostituite dove possibile da malta dalle idonee caratteristiche». Della riqualificazione della fontana si sta occupando un gruppo di lavoro composto da Mibact, Istituto Superiore per la conservazione di Roma (vi partecipano 30 allievi e 12 docenti della Scuola di formazione) e Alma Mater, diretto dalla ex soprintendente Giovanna Paolozzi Strozzi e dall’attuale soprintendente unico Luigi Malnati. Con loro anche un gruppo tecnico del Comune coordinato da Fabio Andreon. La nuova illuminazione sarà curata da Fabrizio Ivan Apollonio.
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