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Nessuno meglio di Schukin

Luana De Micco

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La mostra «Icone dell’arte moderna», aperta alla Fondation Louis Vuitton fino al 20 febbraio, è innanzitutto la storia dell’industriale moscovita Sergei Schukin, straordinario collezionista d’arte moderna, soprattutto di artisti francesi e della scena parigina del primo ’900. A partire dal 1890, Schukin (1854-1936) frequentò Paul Durand-Ruel, Eugène Druet e gli altri mercanti che per primi proposero le opere dei moderni e sostennero impressionisti e post impressionisti. A Matisse commissionò «La danse» per la sua casa di Mosca, che aprì alle visite.

Tra il 1895 e il 1914, il collezionista, che nei manuali di storia dell’arte avrebbe fatto coppia con Ivan Morozov (1871-1921) per l’analogo ruolo di «importatore» delle avanguardie francesi in Russia, riunì una raccolta di più di 250 opere. Acquisì ben 38 tele di Matisse, 50 Picasso e decine di capolavori di Gauguin, Van Gogh, Monet, Renoir, Cézanne, Degas, Marquet, Vlaminck, Braque, Derain, o Rousseau e Malevic. Nel 1918 la collezione fu nazionalizzata e le opere entrarono nei musei russi.

La Fondation Vuitton ne espone una selezione di 130 opere, in collaborazione con l’Ermitage di San Pietroburgo e il museo Puškin di Mosca. Tra le altre, «Colazione sull’erba» di Monet, «L’appuntamento» e «La bevitrice d’assenzio» di Picasso, «L’atelier rosa» e «Pesci rossi» di Matisse e «Maternità, donna in riva al mare» di Gauguin.

Luana De Micco, 10 novembre 2016 | © Riproduzione riservata

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