Verifica le date inserite: la data di inizio deve precedere quella di fine
Melania Lunazzi
Leggi i suoi articoliIl 2 luglio al Castello di Miramare si è inaugurato il nuovo allestimento delle stanze al primo piano in cui tra il 1931 e il 1937 abitò stabilmente il duca Amedeo di Savoia-Aosta con la moglie, Anna d’Orléans, e la primogenita, Margherita. Si documenta così una fase significativa della storia residenziale del castello, riportando gli ambienti all’aspetto che avevano assunto tra il 1929 e il 1930 secondo lo stile, il gusto e gli arredi decisi dalla casa reale, seguendo quanto documentato dalle coeve fotografie a colori di Ceregato & Tresbe.
La ricostruzione non è, per ovvi motivi, integrale ma molto fedele a quanto vissero i duchi: intonaci (ad encausto color bigio) e tendaggi (azzurro scuro ai lati delle finestre) sono stati rifatti come erano e dipinti e suppellettili sono stati, dove possibile, ricollocati con una disposizione coerente e leggibile. Il nuovo percorso museale lungo i sette ambienti ristrutturati (modificato rispetto a prima) comprende infatti anche l’inserimento di mobili, quadri e suppellettili appartenenti alla vita pubblica dei duchi «con intenti evocativi e museografico-documentari».
L’esito di tale revisione consente dunque ora di attraversare una parte intima e quotidiana della vita dei nobili (lo studio di Amedeo di Savoia, che aveva un’altra collocazione, il salotto della coppia e il salottino con boudoir della duchessa) e, al tempo stesso, di leggerne il loro ruolo ufficiale e pubblico attraverso la documentazione di fotografie e altri oggetti.

Una delle sale riallestite nel Castello di Miramare
Altri articoli dell'autore
Ritrovato fortuitamente in una cappella del cimitero, forse è addirittura antecedente al prezioso Cristo del Duomo di Santa Maria Assunta: a breve i risultati delle indagini diagnostiche in corso
«Souvenir non convenzionali», illecitamente sottratti, tornano nei loro Paesi d’origine grazie alle indagini dei Carabinieri del Nucleo Tpc di Udine iniziate nel 2022
I frammenti di affreschi della Cappella della Santissima Trinità, sacrificata dal rinnovamento settecentesco della Cattedrale, sono entrati a far parte del Museo del Duomo
Si chiama «Shipwreck of Sicily» il progetto cinematografico del regista statunitense incentrato sul recupero dei relitti sommersi: questa volta è il turno dell’imbarcazione del VI-V secolo a.C. recuperata nelle acque antistanti Ispica al centro del «Kaukana project» dell’Università di Udine con la Soprintendenza del Mare siciliana