Image

Verifica le date inserite: la data di inizio deve precedere quella di fine

Image
Image

Le tre stagioni di Ferroni

Jenny Dogliani

Leggi i suoi articoli

Il monumentale dipinto «Senza resurrezione» realizzato da Gianfranco Ferroni (1927-2001) per la Biennale di Venezia del 1968 e la sua coeva incisione su rame «Deposizione» sono stati donati alla Galleria degli Uffizi, da Arialdo Ceribelli, gallerista bergamaso, amico dell’artista e curatore della sua opera. L’avvenimento è celebrato con la retrospettiva «Gianfranco Ferroni agli Uffizi», curata da Vincenzo Farinella. Nella Sala delle Reali Poste fino al 5 luglio sono esposte 34 opere, (dipinti, disegni e incisioni) realizzate dal 1956 al 1998. Nato a Livorno e vissuto tra Milano e Bergamo, Ferroni ha filtrato l’impegno politico degli anni giovanili con una visione via via più lirica del mondo. Iscritto al Partito Comunista dal 1947 al 1956, ha dipinto le difficili condizioni delle classi più deboli. Di questo periodo figura la tela «Le donne di Marcinelle» (1956-57), nella quale i colori cupi e i tratti espressionisti sottolineano il dolore di un gruppo di donne in seguito allo scoppio avvenuto nell’agosto del ’56 nella miniera della cittadina belga. È la stagione del Realismo esistenziale, che nel decennio successivo cede il passo alla Nuova Figurazione. Nel dipinto donato al museo l’artista si autoritrae sul lettino di una sala settoria, vittima delle sopraffazioni e dei soprusi della società moderna. La tela, che avrebbe dovuto campeggiare al centro della sala dedicata a Ferroni nella Biennale del ’68, rimase invece rivolta verso il muro come gesto di solidarietà, da parte dell’artista, nei confronti degli studenti, vittime di violenze nella manifestazione organizzata durante il vernissage. Nei decenni seguenti Ferroni si concentrò con maggiore intensità sulle forme, la luce e i volumi e guardò con interesse alla lezione dei vecchi maestri, da Antonello da Messina a Rembrandt, da Caravaggio a Vermeer. La tela del 1976 «Lo studio vuoto» raffigura una sedia rovesciata, da un lato, e la gamba di un uomo che si allontana, dall’altro. Il tempo sospeso, lo spazio dilatato, il silenzio e la luce abbagliante evocano la perdita delle illusioni e al contempo la loro memoria, generando uno slittamento tra partecipazione e solitudine. Nei lavori più recenti, lettini, tavoli e cavalletti sono nascosti da morbidi drappeggi che esprimono perfezione e transitorietà della forma e racchiudono il mistero della vita e della morte.


Jenny Dogliani, 04 giugno 2015 | © Riproduzione riservata

Altri articoli dell'autore

Alla Stephen Ongpin Fine Art di Londra, fino al 25 luglio, oltre sessanta opere su carta di grandi maestri britannici, con focus su Wilhelmina Barns-Graham e la svolta del 1949

Il prototipo progettato su misura per Jane Birkin nel 1984 da Jean-Louis Dumas, direttore creativo di Hermès, è stato venduto da Sotheby’s a Parigi, per 10,1 milioni di dollari, diventando la borsa più cara della storia

La più grande mostra nei trent’anni di carriera dell’artista milanese, a cura di Robert Cook, all’Art Gallery of Western Australia dall’8 novembre 2025 al 26 aprile 2026, con opere inedite, recenti e storiche

Prima presentazione torinese della 32ma edizione, ispirata al pensiero sistemico di Richard Buckminster Fuller, con 63 progetti monografici, 26 debutti, e il 25mo anniversario di Fondazione per l'Arte Moderna e Contemporanea CRT che con l'occasione porta il proprio fondo acquisizioni a 300.000 euro

Le tre stagioni di Ferroni | Jenny Dogliani

Le tre stagioni di Ferroni | Jenny Dogliani