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Il successo grazie a importanti collezioni private

Alla vendita di arte contemporanea del primo luglio gli affidamenti di due importanti collezioni hanno rappresentato per Sotheby’s quasi la metà del più alto totale di sempre per un’asta di arte contemporanea a Londra. La casa d’aste ha raccolto 130,4 miloni di sterline, cioè 183,9 milioni di euro, poco al di sotto delle stime da 200,5 a 285,7 milioni di euro, ma sorpassando Christie’s, che è tradizionalmente il leader di mercato a Londra quando si tratta di arte contemporanea. Resiste, tuttavia, il record di Christie’s stabilito nel giugno 2012 per una vendita di arte del dopoguerra e contemporanea, con un fatturato di 132,8 milioni di sterline.

Da Sotheby’s tre opere dalla collezione del magnate belga Jacques Casier hanno totalizzato 42,7 milioni di euro. Due autoritratti di Francis Bacon, acquistati da Casier presso la galleria Marlborough poco dopo essere stati dipinti nel 1975 e nel 1980, sono passati di mano per un prezzo complessivo di 30 milioni di sterline, pari a 42 milioni di euro. Entrambi erano stimati tra i 10 e i 15 milioni di sterline.

Una seconda collezione di opere raffiguranti dollari in banconote, consegnata da un collezionista di cui non è stata svelata l’identità, ha incassato complessivamente 48,3 milioni di euro. Sono state vendute otto delle dieci opere in offerta, tra cui il primo quadro di Andy Warhol sul tema del dollaro, un raro esemplare dipinto a mano nel 1962, aggiudicato per 29,5 milioni di euro (stime da 18 a 25 milioni). L’opera era una delle tre garantite da un’«irrevocable bid»; Sotheby’s aveva garantito anche un altro lotto.

Nonostante la considerevole percentuale complessiva di venduto per lotti dell’84.5%, il totale di Sotheby’s è stato penalizzato dal non aver trovato un acquirente per il lotto principale, «Study for a Pope I» di Francis Bacon del 1961, stimato da 35 a 50 milioni di euro.

«La vendita ha avuto una partenza molto sostenuta, ma il Bacon l’ha un po’ rallentata. Ci siamo talmente abituati a questi numeri che quando le aspettative non sono soddisfatte, il clima ci sembra un po’ piatto. Ma nel complesso è stato un risultato rassicurante», ha osservato il gallerista Thaddaeus Ropac mentre lasciava la sala.

Anche da Christie’s il 30 giugno i risultati sono stati sostenuti da due collezioni private. La casa d’aste ha realizzato in totale 134,8 milioni di euro (stime da 116 a 165 milioni di euro), con l’87% di venduto per lotti. Dei 76 lotti in offerta, dieci erano garantiti da Christie’s e cinque da terzi.

Dieci opere dalla collezione di Lord Anthony e Lady Evelyn Jacobs hanno realizzato in totale 9,9 milioni di euro, superando la stima massima di 8,1 milioni. Una tela a strisce di Morris Louis, «Number 36» (1962), è stata venduta per 2,1 milioni di euro, più del doppio della sua stima superiore di prevendita di 1 milione di euro; anche uno schizzo giovanile di pin-up di Richard Hamilton è stato aggiudicato al doppio della sua stima superiore, al prezzo di 342mila euro.

Quattro opere di (ex) Young British Artists affidate da David Walsh, il collezionista della Tasmania giocatore d’azzardo professionista, hanno raggiunto i 6,5 milioni di euro contro stime da 4,2 a 5,6 milioni. Due opere hanno fatto segnare un record d’artista. «Virgin Mary» di Chris Ofili (1996), esposta nel 1997 alla mostra londinese «Sensation», è stata venduta a 4,1 milioni di euro (stime da 1,8 a 2,5 milioni). «Great Deeds Against the Dead» (1994), remake tridimensionale di un’acquaforte di Goya ad opera di Jake e Dinos Chapman, è stata venduta al mercante degli artisti Jay Jopling per 596mila euro (stime da 560 a 840mila euro).

La sorpresa della serata sono stati però i quattro (su cinque) dipinti di Gerhard Richter rimasti invenduti. Brett Gorvy, responsabile internazionale per l’arte del dopoguerra e contemporanea di Christie’s, ha dichiarato che le opere offerte erano  modeste e all’opposto dei «dipinti a colori vivaci» che i nuovi collezionisti tendono a preferire. Nel complesso sono andate bene le opere contemporanee con stime nell’ordine delle centinaia di migliaia di euro. Poco meno del 40% di lotti è stato venduto al di sotto di 700mila euro. «Abbiamo visto prezzi di alto livello a New York. A Basilea la maggior parte delle opere sono state vendute a circa 700mila euro. Pochissimi i dipinti venduti per più di 5 milioni di sterline. I nostri risultati sono indicativi dell’attuale posizionamento del mercato, ma sono anche indicativi del punto di arrivo al termine una stagione semestrale», ha osservato Gorvy.

Intanto, il 29 giugno, Phillips ha raddoppiato il totale dell’anno scorso, totalizzando 25,7 milioni di euro (stime da 24,2 a 36,8 milioni di euro). Con 50 lotti (l’84% dei quali venduti), è stata la più grande vendita che la casa d’aste abbia mai tenuto. Ed Dolman, presidente e direttore generale di Phillips, ha descritto i risultati come un «importante passo avanti» in un mercato «incredibilmente competitivo». 

Anny Shaw, 22 luglio 2015 | © Riproduzione riservata

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