Elena Correggia
Leggi i suoi articoliC’è una piccola ma interessante tavola fra i lotti di punta che la casa d’aste Pandolfini disperderà all’incanto il 21 giugno nella vendita di arte moderna e contemporanea nella sua sede di Milano. Si tratta di «Fallimento», un dipinto di Giacomo Balla del 1902 che rappresenta la prima idea per la realizzazione di un’opera di dimensioni più grandi (stima 140-220mila euro).
Composizione dalla pennellata divisionista e dalla ricca storia espositiva, il dipinto testimonia l’interesse nell’arte di Balla del primo Novecento per le tematiche sociali. A essere ritratta con un taglio fotografico è infatti la porzione dell’ingresso chiuso di una bottega in via Veneto, a Roma. Il realismo esecutivo da cui emergono i graffiti in gesso, scarabocchi lasciati dai ragazzini, un pezzo di carta, una macchia rivela i dettagli di un desolante stato di abbandono. La vendita comprende poi due opere di Antonio Ligabue, «Autoritratto» degli anni ’50 (35-65mila) dalla forte riconoscibilità, mentre in «Volpe con gallina» c’è tutta la sua appassionata ossessione per la raffigurazione del mondo animale (15-25mila). Dallo spiccato valore storico oltre che artistico è poi «Undici artisti», opera del 1951 realizzata con il contributo di 11 autori (fra cui Achille Funi, Bruno Munari, Pompeo Borra, Renato Birolli, Ampelio Tettamanti, Ernesto Treccani ed Ennio Morlotti), che dipinsero simultaneamente la tela in una sorta di performance durante un’asta di beneficenza organizzata dall’Art Club al Continental di Milano (8-15mila).
Per la prima parte del Novecento sono da segnalare anche alcune interessanti e coloratissime opere futuriste di artisti ancora sottovalutati come Giulio D’Anna e Pierluigi Bossi, detto Sibò. Fra le sculture invece si fanno notare «Disco», un bronzo di 100 cm firmato da Arnaldo Pomodoro (160-220mila), una scenografica «Palma» di Bertozzi&Casoni composta da 40 pezzi di ceramica smaltata (10-15mila) e «ErmEstetica NeronEros», un’altra ceramica policroma nel giocoso e ironico stile di Luigi Ontani (50-90mila).
Picasso è invece uno dei protagonisti dell’incanto in programma a Milano il 20 giugno da Art-Rite. La sua opera di inchiostri (pennarelli) su carta «Profils» del 1970 testimonia l’importanza attribuita al disegno dal maestro catalano. Qui si assiste a un atto di de costruzione dove volti e profili si intersecano accentuando l’immediatezza espressiva tipica dell’artista (stima 150-250mila euro). Il ricco catalogo di oltre 130 lotti include una tela del 1983 di Carla Accardi, «Segni misti», (80-120mila), contraddistinta dai vivaci contrasti cromatici in un periodo di suo ritorno all’astrazione più «classica».
Immancabile in una fase di forte apprezzamento da parte del mercato, Alighiero Boetti con «Perdere la bussola», piccolo arazzo del 1986 (60-90mila). Dalla sezione di opere provenienti dalla collezione dello storico e critico d’arte Tommaso Trini Castelli spicca un impacchettamento di Christo, un «Senza titolo» del 1968 (50-80mila), un lavoro concettuale di Vincenzo Agnetti, il libro d’artista «Aritmetica I», del 1969 (10-20mila) e una scultura in poliuretano espanso di Piero Gilardi del 2015, «Radice sul bagnasciuga» (8-12mila).
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