Verifica le date inserite: la data di inizio deve precedere quella di fine
Stefano Miliani
Leggi i suoi articoliQuando un privato dona opere alla cosa pubblica è, di norma, una buona notizia. Ancor più quando sceglie un piccolo paesino e paga eventuali restauri. Tra Terni e il Lazio, nel museo nell’ex convento delle Orsoline a Calvi dell’Umbria, alloggia dal 2012 gran parte della collezione dei romani Pasquale Chiomenti e Donata Chiomenti Vassalli donata al Comune dai figli e che annovera dipinti di Brueghel il Giovane, Vouet, Batoni, Furini, Guido Reni. Dopo una breve chiusura, il museo si è appena irrobustito con nuovi regali da casa Chiomenti. «Tra le opere citerei una veduta romana di Gaspar van Wittel, credo da restaurare, un ritratto di Scipione Borghese attribuito a Lavinia Fontana, uno ovale di Clemente IX Rospigliosi assegnato al Baciccio», spiega Federica Zalabra che ha seguito ogni passaggio per la Soprintendenza ai beni artistici e collabora anche ora che è all’Istituto superiore per la conservazione e il restauro. «La raccolta adesso è completa. Collocarla in un luogo decentrato è un gran merito e va anche al sindaco scomparso, Silvano Lorenzoni, e all’assessore Francesca Fiorucci. Richiamerà un bel turismo di nicchia».
Altri articoli dell'autore
A nove anni dal terremoto, in una struttura polifunzionale del Rotary inaugura uno spazio museale permanente con 14 opere dal territorio: un atto concreto contro un graduale invecchiamento e spopolamento
Una consistente acquisizione dell’Istituto centrale per la grafica dall’archivio di Arturo Zavattini compone il nucleo della mostra allestita a Palazzo Poli, che racconta la collaborazione tra il fotografo statunitense e lo sceneggiatore italiano
Maria Rita Acetoso, Senior Program Manager dell’Unesco, rivela come è stato possibile ricostruire tre siti dei tanti distrutti dall’Isis e dalla guerra: la moschea di Al Nouri, la chiesa siro-cattolica di Al Tahera e il convento domenicano di Al Saa’a
Dopo uno stop di dieci anni, sono riprese nel 2023 (fino al 2028) le ricerche condotte dall’Università di Macerata in sinergia col Libyan Department of Antiquities (e il contributo del Maeci) nei due siti costieri di Leptis Magna e Sabratha