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Luca Scarlini
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Le avanguardie storiche hanno scelto lo sregolamento, delle forme e dei sensi, come proprio biglietto da visita, ponendo l’accento sul metodo o sull’anarchia. Nel 1924, quando André Breton pubblicò il Manifesto del Surrealismo, Francis Picabia, alfiere del Dada, vergava le pagine di un romanzo destinato a rimanere inedito, dal titolo Caravanserraglio, riscoperto negli anni ’70 da Luc-Henri Mercié, che ora esce per la prima volta in italiano tradotto da Tommaso Gurrieri e Tania Spagnoli.
L’artista non dette alle stampe l’opera in vita, ma molte delle sue invenzioni vennero rifuse nelle pagine della sua rivista «391», dove la polemica era all’ordine del giorno.
A leggerlo oggi il romanzo è una cavalcata furibonda in una Parigi di incontri e scontri, una conversazione continuamente interrotta sul fare arte e cultura, nel nome della leggerezza e in una chiave decisamente irridente.
Caravanserraglio
di Francis Picabia
tradotto da Tommaso Gurrieri e Tania Spagnoli
210 pp., ill.
Clichy Editore, Firenze 2015
€ 12,00
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