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Milano. S’intitola «Araki Amore» la mostra del celebre fotografo giapponese curata da Filippo Maggia per Carla Sozzani. Emerso negli anni Sessanta, Nobuyoshi Araki (Tokio 1940) è un fotografo tanto noto quanto controverso, a causa della sua ossessione per il corpo della donna e per la sua sessualità, chiavi attraverso le quali, dice, vuole esplorare il femminile: «Io non so nulla della natura delle donne. Attraverso l’obiettivo cerco di arrivare all’essenza delle cose e, nel caso delle donne, di ciò che sono, il loro vivere quotidiano o la loro sessualità. Tutte però sono diverse l’una dall’altra, per questo continuo a scattare».
Amore e morte s’intrecciano in questi scatti di corpi nudi legati (e sottomessi), ma il suo sguardo si allarga alle trasformazioni sociali e culturali del Giappone postbellico, con i bar karaoke, i giocattoli giapponesi, le scene di strada, i mostri come «Godzilla», tratti dal genere cinematografico del Kaiju.
A Milano Araki espone (fino al 12 febbraio) nudi, composizioni floreali, immagini metropolitane, ritratti, tutti rielaborati da negativi del passato, con tre nuove opere uniche, ognuna formata da cento polaroid da lui scelte e accostate, e un videodocumentario che presenta, per la prima volta in Italia, Araki al lavoro in una sessione di nudo con la danzatrice Kaori.

Nobuyoshi Araki, Untitled, 2016 © Nobuyoshi Araki / Courtesy Galleria Carla Sozzani, Milan

Nobuyoshi Araki, Untitled, 2016 © Nobuyoshi Araki / Courtesy Galleria Carla Sozzani, Milan
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