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Diciassettesima restituzione

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Ada Masoero

Giornalista e critico d’arte Leggi i suoi articoli

Cinquantatré nuclei, per un totale di 150 opere d’arte: tanti sono i beni del patrimonio italiano di cui si è preso cura il Gruppo Intesa Sanpaolo nell’edizione 2014-2015, la numero 17 del suo progetto biennale «Restituzioni».
Avviato nel 1989, il progetto si è mosso sin dall’inizio in stretta sintonia con le Soprintendenze, rispondendo alle loro richieste senza badare alla fama (e quindi al «ritorno d’immagine») delle opere proposte. Da allora sono oltre mille i beni artistici e archeologici risanati e poi «restituiti», come vuole il progetto, ai loro luoghi d’appartenenza.


La mostra in cui saranno esposte tutte le opere restaurate in questo biennio, curata da Carlo Bertelli, curatore scientifico del progetto, e da Giorgio Bonsanti, si terrà nella prossima primavera nelle Gallerie di Piazza Scala a Milano, ma nel frattempo alcune di esse sono state presentate nelle quattro tappe del Grand Tour di questa edizione di «Restituzioni».
La prima ha avuto luogo a fine maggio nel Castello Piccolomini di Celano (L’Aquila), dove è stato presentato, a cura del Polo Museale dell’Abruzzo, l’avvio del recupero di tre capolavori dell’arte sacra abruzzese: la scultura ricavata da due blocchi di legno di noce, intagliati e non vincolati tra loro, raffigurante la Madonna in trono con Bambino del XIII secolo, già nell’Abbazia del SS. Salvatore, poi in San Giovanni Battista a Castelli (Teramo); la casula realizzata cucendo frammenti di tessuto operato a motivi naturalistici del XIII secolo, con applicazioni del XV, trovata casualmente nella Torre di San Giovanni a Lanciano, e la Croce processionale in lamina d’argento in parte dorata, sbalzata e cesellata (questa del XVII secolo) del Museo d’Arte Sacra della Marsica, a Celano.


Nel Battistero di San Giovanni a Firenze resta poi esposta eccezionalmente al pubblico, fino all’8 settembre, la vetrata dell’Assunzione della Vergine (cfr. lo scorso numero, p. 26), eseguita nel 1404-05 per l’oculo in facciata della Cattedrale di Firenze su disegno di Lorenzo Ghiberti. Restaurata nei mesi scorsi da «Restituzioni», per la cura dell’Opera di Santa Maria del Fiore, insieme alla vetrata dei Patriarchi, presto sarà ricollocata, come l’altra, nella sua sede. Nel Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria, insieme agli arcinoti Bronzi di Riace, è conservato un altro capolavoro, assai meno conosciuto.

Si tratta del Cavaliere di Marafioti, dal tempio della colonia magnogreca di Locri Epizefiri, esempio rarissimo per stato di conservazione e dimensioni (135 centimetri di altezza e oltre 150 di lunghezza) di statuaria fittile del V secolo a.C. Preceduto da approfondite indagini diagnostiche, il restauro è in corso nel laboratorio allestito nel museo, che permette ai visitatori di seguirne ogni passo. Inoltre, dalla fine dello scorso giugno si è avviato nelle Gallerie di Piazza Scala il cantiere di restauro degli affreschi ottoniani ritrovati nella chiesa di San Pietro all’Olmo a Cornaredo (Milano) più volte distrutta e ricostruita. Sorta nel X secolo su antiche preesistenze, la chiesa ottoniana fu affrescata probabilmente all’inizio dell’XI.

Nel corso di uno scavo condotto tra il 2005 e il 2010 dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici della Lombardia nell’attuale chiesa romanica, non solo sono riemerse le tormentate vicende dell’edificio dall’età romana fino all’Ottocento ma si sono trovati oltre 10mila frammenti di pittura della precedente chiesa ottoniana che, puliti e consolidati, si stanno ora rimontando, come in un grande puzzle, con la direzione della Soprintendenza alle Belle Arti e Paesaggio di Milano, sotto gli occhi del pubblico, in quella che è stata battezzata l’Officina di Restituzioni.

Non è però questo l’unico intervento su beni lombardi: con gli affreschi ottoniani sono state restaurate altre 15 opere della regione, dai quattro dipinti della Pinacoteca di Brera alla Croce di Chiaravalle (XIII secolo?) del Museo del Duomo di Milano, dai dipinti dell’Ambrosiana e del Museo Bagatti Valsecchi ai due del Poldi Pezzoli, a quelli della chiesa di San Pietro Martire di Alzano (Bergamo) e del Duomo di Salò (Brescia), fino alla sinopia del Maestro della Crocifissione di San Gottardo della Pinacoteca del Castello Sforzesco

Ada Masoero, 26 ottobre 2015 | © Riproduzione riservata

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