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Si sarà da poco conclusa la mostra alla Fondazione Ferrero di Alba dove, tra le altre opere, erano esposti alcuni lavori anticipatori di quelli che si vedranno a Milano, quando, il 22 luglio, s’inaugurerà a Milano, a Palazzo Reale, la personale di Valerio Berruti (Alba, 1977), la più grande realizzata sino ad ora, ricca di sculture monumentali, installazioni, video, oltre alla fiabesca «Giostra di Nina», 2018, accompagnata dalla musica di Ludovico Einaudi, un’opera-carosello su cui si potrà salire, così com’era già accaduto nel 2018 ad Alba, poi al MaXXI di Roma e infine nella Reggia di Venaria.
Accanto a opere famose quali «La Giostra di Nina» o la video-animazione «La figlia di Isacco» (2009), composta da 600 disegni affrescati, presentata nel Padiglione Italia della 53ma Biennale di Venezia (con colonna sonora di Paolo Conte), il progetto espositivo milanese, intitolato «More than kids» e curato da Nicolas Ballario, presenta (fino al 2 novembre) anche lavori inediti come «Don’t let me be wrong» (2024), scultura monumentale allestita nel cortile di Palazzo Reale, dove si può assistere alla proiezione dell’omonimo cortometraggio realizzato con circa ottocento disegni in sequenza e accompagnato da una colonna sonora originale firmata da Daddy G (fondatore della band Massive Attack) con Stew Jackson. O come le due video-animazioni «Lilith» (colonna sonora di Rodrigo D’Erasmo) e «Cercare silenzio», con la musica di Samuel Romano, storica voce dei Subsonica, cui si aggiunge anche l’animazione «Kizuna» (2011), musicata da Ryūichi Sakamoto.
Immagine e suono s’inseguono infatti nell’immaginario di Berruti, che appare dolce e stupefatto come può essere lo sguardo di un bambino di fronte al mondo che si schiude davanti ai suoi occhi ancora confidenti e inconsapevoli. I suoi bambini educati e ordinati, seduti compostamente in cerchio o intenti a osservare in silenzio il cielo, non sono però i ritratti di bimbi veri ma sono piuttosto figure atemporali e simboliche, abitanti dell’inconscio collettivo, dunque capaci di stimolare le corde più profonde di ognuno di noi, riportandoci a un’età che, più o meno lontana, è sempre rimpianta per il potenziale che portava in sé: «il luogo del possibile», nota l’artista; il luogo in cui tutto ancora doveva accadere e non c’era spazio per rimpianti o disillusioni.
Non ci sono solo bimbi sereni, però, ma anche piccoli che soffrono per il cambiamento climatico, un altro tema caro all’artista qui evocato dalle figure di bambine dormienti, distese sulla terra bruciata dal sole (i grandi bassorilievi in cemento armato, resina e juta di «Nel silenzio», 2024) o attraverso la protagonista di «Don’t let me be wrong».
Promossa da Milano-Cultura, la mostra è prodotta e organizzata da Palazzo Reale e Arthemisia con Piuma ed è stata resa possibile da Fondazione Ferrero, realtà promossa da tempo dalla famiglia d’imprenditori che, da parte loro, hanno donato nel 2022 alla Città di Alba l’opera monumentale di Valerio Berruti «Alba», una grandiosa ma lieve scultura in acciaio posta nella piazza intitolata al grande industriale albese Michele Ferrero.

Valerio Berruti, «La figlia di Isacco», 2009. Courtesy of the artist

Valerio Berruti, «Un mondo nuovo», 2022. Courtesy of the artist