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«Allo specchio», 1977, di Giorgio Ciam

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«Allo specchio», 1977, di Giorgio Ciam

CONTINENTE ITALIA | Giorgio Ciam

Artisti italiani, virtuosi non virtuali: le tecniche, i temi e le quotazioni di mercato dei nomi più votati dell'inchiesta

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Redazione GdA

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Giorgio Ciam, dopo gli studi all’Accademia di Belle Arti di Torino, si dedica a una ricerca antropologica in fotografia, integrandone i risultati con elementi performativi e (è il caso delle «Sculture Ambiente» e dei «Teatri Scultura). Negli anni ’70 entra a far parte della Body Art internazionale portando avanti un lavoro concentrato sul medium fotografico e focalizzandosi sul corpo, in particolar modo sul (proprio) volto, intrecciando quindi le dinamiche fisiche con quelle psichiche dell’oggetto o della parte del corpo ritratta.

Non solo, questo rapporto intimo con la rappresentazione lo fanno sconfinare anche nel disegno e nel collage, oltre che nella pittura, considerati necessari per approfondire e far emergere maggiormente la tensione psichica presente nelle opere. Nel 1974 Lea Vergine lo presenta nel volume «Il corpo come linguaggio» (Prearo Editore), momento che aprirà le porte di Ciam anche di altri palcoscenici come quello di Flash Art (1975, numero speciale dedicato alla fotografia internazionale) e la mostra «Aspetti del comportamento» con Renato Barilli.

Un altro cronotopo del lavoro di Ciam è chiaramente la pelle, un territorio, od una condizione esplorativa dell’essere, da cui Giorgio Ciam parte spesso per un proprio viaggio interiore: utilizzando il proprio corpo come uno schermo, Ciam ci offre con la sua opera uno «stargate» per accedere alla definizione di identità, a quel complesso «gnommero» che la storia del Novecento ha iniziato da Freud a Svevo, ad indagare con insistenza. La fotografia così diviene da puro linguaggio a puro significato: grazie al fotomontaggio, infatti, può trasformarsi, essere un altro, annullare se stesso, per ricomporsi, ad esempio, nella figura del figlio.

Anche mediante la stratificazione di più immagini all’interno della stessa fotografia, con il ritaglio, con la cancellazione, od il collage di più frammenti. All’interno di questo vortice, entrano quindi anche il disegno e la scultura che sono opportunità di ulteriore scomposizione dell’identità e piani di una ricerca infinita. In definitiva, il lavoro di Ciam, in un tempo frammentato, iper-individualista, e così sclerotizzato come il nostro, appare come una grandiosa indagine sulla condizione umana e sulle possibilità esistenziali che sperimentiamo ogni giorno.

A Torino Ciam ha lavorato con le gallerie Christian Stein e Franz Paludetto/LP220, a Berna con Erika+Otto Friedrich, e le sue opere sono state presentate in varie occasioni espositive pubbliche, sia nazionali che internazionali. Nel 1995 realizza un’ampia mostra antologica al Forte di Bard (Ao). Numerosi sono i suoi libri d’artista e le pubblicazioni che spesso accompagnano le mostre. Muore a Torino nel 1996, laddove nel 2007, in occasione della personale a Prato alla Galleria Enrico Fornello, la casa editrice Gli Ori pubblica il libro «Giorgio Ciam – Dentro il sogno 1969-1995», a cura di Elena Re. Nel 2013 A Palazzo Gallery lo presenta a Miart, Dallas Art Fair e Art Brussels, e gli dedica la mostra «Giorgio Ciam – Sulla pelle». Il 14 gennaio 2015 Sotheby’s inaugura la mostra personale «Giorgio Ciam» nella sede di Palazzo Broggi a Milano.

Giorgio Ciam, Pont-Saint-Martin (Ao), 1941-1996
• A Palazzo Gallery

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Una mappa dell'arte italiana nel 2021
 

«Allo specchio», 1977, di Giorgio Ciam

Redazione GdA, 30 giugno 2021 | © Riproduzione riservata

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