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Guglielmo Gigliotti
Leggi i suoi articoliDal 2 ottobre al 18 dicembre la galleria Il Ponte ospita una personale di Jan Fabre, curata da Bruno Corà. Il titolo, «Knight of the night» («Il cavaliere della notte»), fa riferimento all’orizzonte storico e fiabesco in cui il cinquantasettenne artista belga ama ambientare molta della sua produzione, alcune sue performance e opere teatrali, compresa questa mostra fiorentina.
Calchi di teschi umani ricoperti di verdi gusci di scarabei, nella cui calotta sono conficcate le chiavi dell’inferno, o teschi che serrano tra le mandibole uccelli, sono, nelle intenzioni di Fabre, la materializzazione delle fantasie e degli incubi che hanno come sfondo la letteratura cavalleresca medievale, frequentata dall’artista fin dall’infanzia, e riletta da adulto in chiave tragica e moderna. Non a caso, il video «Lancelot» del 2004 vede l’artista come unico protagonista di una spossante lotta contro se stesso, intento a fendere, avvolto in un’armatura di novello Lancillotto, una lunga spada nel vuoto di una stanza.
Tra le opere in mostra, realizzate tra il 1997 al 2013, spicca la scultura «Salvator Mundi»: alla tradizionale iconografia che vede Cristo benedire l’universo con la mano destra, tenendo nella mano sinistra una sfera d’oro sormontata da una croce, Fabre, limitandosi all’elemento della sfera-mondo, la rappresenta ricoperta di scarabei, tenuta da una mano bardata con guanto di armatura, e trafitta dall’ossatura della colonna vertebrale di un piccolo animale.
Anche la storia dell’arte è infatti riletta spesso in chiave tragica ed esistenzialistica da Fabre, come del resto la tragedia greca. Nel corso della mostra di Firenze, Roma ospita, presso il Teatro Argentina, il 17 e 18 ottobre, nel contesto del Romaeuropa Festival, lo spettacolo della durata di 24 ore «Mount Olympus. To glorify the cult of tragedy». Ideazione e regia sono di Fabre, artista multidisciplinare tra arte, performance e teatro.
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