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Ballo venezuelano

Jenny Dogliani

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Arturo Herrera da Noero, che raddoppia con una sede in centro

Venezuelano nato a Caracas nel 1959, attivo tra New York e Berlino, vincitore del Premio «Guggenheim Fellowship per le arti creative, America Latina e Caraibi», Arturo Herrera realizza dipinti, disegni, collage e installazioni utilizzando frammenti d’immagini della cultura pop e reinterpretando con queste tecniche la tradizione dell’arte astratta. A lui Franco Noero dedica la personale «Soave sia il vento», allestita fino al 10 settembre negli spazi della sede di via Mottalciata 10, nella periferia nord della città. Il percorso presenta carte da parati, dipinti e murales inediti concepiti per gli ampi spazi dell’ex edificio industriale.

Alcuni lavori sono popolati di forme astratte talvolta accidentali, dominati dal rosso e dal blu, altri invece sono fitte reiterazioni di dettagli di immagini, come i volti di magnifici gatti con la pelliccia chiara e gli occhi di ghiaccio che fissano e circondano lo spettatore stampati su carta da parati. Immagini nitide e patinate sono combinate insieme come le tessere di un mosaico, come gli elementi di un grande pattern decorativo che riveste un’intera stanza modificandone totalmente la percezione, creando un effetto straniante e di grande impatto sospeso tra la figurazione e l’astrazione.

Simile l’idea alla base dell’installazione che dà il titolo alla mostra, un progetto pensato dall’artista dopo aver visto le tende di plastica (non elegantissimo arredo delle periferie molto diffuso a Torino) sui balconi dei palazzi che si affacciano sul cortile interno della galleria. Herrera ha parzialmente posto rimedio alla mestizia di quegli arredi sostituendone una ventina con altrettante decorate ciascuna con uno sfondo monocromo di colore diverso e con figure di ballerini anni Trenta che danzano mossi dal vento accompagnati dal rumore del tessuto che sbatte sulle ringhiere.

Il 7 e l’8 giugno, in piazza Carignano 2, in pieno centro storico, Noero inaugura invece una nuova sede con una grande mostra dedicata a Lothar Baumgarten (1944), accompagnata da un incontro al Castello di Rivoli (che conserva una sua opera, tra le più ammirate della collezione) con la direttrice del museo Carolyn Christov-Bakargiev e dalla proiezione al Cinema Massimo di Torino di un film girato dall’artista tedesco nel 1977.

Jenny Dogliani, 03 giugno 2016 | © Riproduzione riservata

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