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Addio al patriarca

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Ada Masoero

Giornalista e critico d’arte Leggi i suoi articoli

Il 24 maggio scorso è scomparso, a 98 anni, Dino (Leopoldo) Tega, mercante d’arte sin dal 1939 ma anche pittore, prima studente dell’Accademia di Belle Arti di Brera poi docente in quelle stesse aule, come assistente di Achille Funi.

Aveva esordito nel mercato dell’arte nella galleria antiquaria milanese dello zio materno ma presto aveva aperto un suo studio specializzato nell’arte a lui contemporanea (da Fontana a Campigli), in via Senato, la stessa strada in cui si sono poi succedute tutte le gallerie di famiglia: oltre a questo studio, la galleria del figlio Giulio, in via Senato 24, e dal 2012, in via Senato 20, quella guidata dalle nipoti Eleonora e Francesca.

Nel 1964, negli anni in cui Riccione richiamava un turismo di altissimo livello, aprì in quella città una galleria, ma poiché il dipingere restava la sua vera passione, a 60 anni, quando il figlio Giulio era poco più che ventenne, gli cedette l’attività.

Era il 1979 e la galleria da Riccione si spostò, con lui, a Milano: «Mio padre ha continuato a seguire la galleria fino all’inizio degli anni Duemila, ci dice Giulio Tega. Aveva trattato Morandi, de Pisis, Alberto Savinio, che apprezzava moltissimo: lo presentò più volte, sebbene all’inizio nessuno lo conoscesse. Ma amava ugualmente autori come Nicolas de Staël e, naturalmente, Lucio Fontana, di cui era molto amico». Anche quando Giulio Tega puntò sull’arte del dopoguerra, il padre appoggiò le sue scelte.

Ada Masoero, 03 luglio 2017 | © Riproduzione riservata

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