Image

Verifica le date inserite: la data di inizio deve precedere quella di fine

Image

«La terra» (1921) di Achille Funi (particolare)

Image

«La terra» (1921) di Achille Funi (particolare)

Achille Funi Picasso italianizzante

Elena Pontiggia ci scorta con giustezza e giustizia nell’universo di un altro dei pittori novecenteschi dalla perfetta reperibilità figurativa

Stefano Causa

Leggi i suoi articoli

Da molti anni Elena Pontiggia ci scorta con giustezza e giustizia nell’universo dei pittori novecenteschi dalla perfetta reperibilità figurativa. Giustezza: dai suoi scritti non si torna mai a casa a mani vuote. Giustizia: troppo a lungo su questi maestri di casa nostra, che siano Sironi, Funi, Donghi, Martini o Messina, si è esercitata l’arte del pregiudizio, che in certa critica schierata ha raggiunto vertici ineguagliati. Inutile aggiungere che l’adesione al fascismo non abbia giovato: né a loro né, di riflesso, a quanti, occupandosene, hanno incontrato dinieghi, facce storte e mutismi.

Questo affondo su Funi, risarcito anche come intelligente e non prevaricante didatta, è una summa del lavoro di recupero filologico della studiosa. Pittore di gran mestiere, riesumatore del buon fresco antico, Achille Funi è un osservatorio privilegiato sui rischi insiti nel discettare in Italia di tradizione: parola più scivolosa che impegnativa. Ferrarese di nascita e milanese di acclimatazione, coetaneo di Roberto Longhi e Giorgio Morandi (infinitamente più famoso di lui), Funi costeggia due fenomeni interferenti come Futurismo e Metafisica: negli anni Venti riformula, con un contorno perfetto, quasi sbalzato, i termini di una breve ma veridica storia dell’arte, finendo per dar la mano al Picasso più italianizzante tra le due guerre.

Di qui proverà a dare, insieme ad altri, un possibile assetto iconografico del regime fascista con cicli murali che, tra Milano e Ferrara, meriterebbero un riesame meno condiscendente. «La Terra» del 1921, tra gli apici di un decennio pur straricco, è un episodio di neoseicentismo nei mesi della mostra fiorentina sul Sei e Settecento. E quel vaso a destra gira e rigira come in Velázquez o in Francesco Guarino. Ed è quasi Dalí; o forse meglio.
IMG20230505173852184_130_130.jpeg
Achille Funi. Un maestro a Brera,
di Elena Pontiggia, 176 pp., ill., Scheiwiller, Milano 2023, € 22,90

«La terra» (1921) di Achille Funi (particolare)

Stefano Causa, 06 maggio 2023 | © Riproduzione riservata

Altri articoli dell'autore

La Fondazione 1563 per l’Arte e la Cultura e la mostra «Pittura italiana del Sei e Settecento» tenutasi a Firenze nel 1922: nuove luci sulla fortuna del Barocco in Europa e non solo

Come avvicinarsi a un momento di eccezionale interesse al di fuori, e oltre, veti, antipatie, critiche più o meno giustificate, e sottraendolo, per quanto possibile, allo schiacciamento francese

Armani è ritorno all’ordine. Armani è rinuncia stilistica e, dunque, culturale a ogni tentazione di volgarità. Armani è opposto di trash

La settecentesca scultura di Giuseppe Sanmartino, campione di un virtuosismo che occulta le forme svelandole, è assurta a sineddoche della Cappella e, ormai, della città tutta

Achille Funi Picasso italianizzante | Stefano Causa

Achille Funi Picasso italianizzante | Stefano Causa