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Rosalba Cignetti
Leggi i suoi articoliNelle colline dell’Oregon meridionale, tra vigneti esposti ai venti freschi della Pacific Northwest, la cantina Antica Terra, fondata e guidata da Maggie Harrison, ha dato vita a un progetto che mette in dialogo produzione enologica e ricerca artistica contemporanea. Nasce così ad Amity, nel cuore della Willamette Valley, una delle regioni vitivinicole più raffinate degli Stati Uniti, il progetto SWERVE: Exquisite Corpse (Vol. 1), un cofanetto in edizione limitata concepito non come semplice scatola da vino, ma come un «museum in a box»: bottiglie, opere d’arte, oggetti editoriali e materiali visivi pensati come parti di un’unica esperienza. L’idea si è definita nel 2023, quando Julie Mehretu — artista di fama internazionale — si è vista proporre da Antica Terra una collaborazione che usciva dal linguaggio tradizionale della pittura per misurarsi con un «altro medium»: il vino. Mehretu ha però coinvolto Paul Pfeiffer e Jessica Rankin, con cui condivide da anni la fondazione di Denniston Hill, una residenza per artisti a vocazione sperimentale e interculturale. La richiesta iniziale si è trasformata così in un laboratorio collettivo, in cui ogni decisione — dalla scelta delle cuvée alla forma degli oggetti grafici — è stata negoziata tra artisti ed enologa.
Il progetto ha preso forma nella vendemmia 2022, quando Harrison ha selezionato tre Pinot Noir distinti, ciascuno sviluppato in collaborazione diretta con uno degli artisti. Non si trattava di etichette d’autore applicate su una produzione già esistente: ogni vino è stato pensato insieme ai tre artisti, come se fosse parte dello stesso processo creativo che li guida nello studio. Il risultato è un cofanetto di 150 esemplari numerati, presentato quest’anno, racchiuso in un contenitore concepito come oggetto da collezione, frutto di un equilibrio calibrato tra estetica, gesto manuale e cura artigianale. Accanto alle tre bottiglie, ogni artista ha realizzato un’opera originale: Mehretu ha prodotto una drypoint incisiva e stratificata; Pfeiffer una serie di fotografie lenticolari in cui l’immagine vibra e muta a seconda dell’inclinazione; Rankin una litografia ricamata, nella quale confluiscono gesto grafico e cucitura. Insieme alle opere, il cofanetto ospita anche la pubblicazione SWERVE, curata dallo scrittore e critico Lawrence Chua, che raccoglie testi e riflessioni sull’intero processo. Il carattere artigianale e collaborativo del progetto trova un completamento nella sua destinazione: tutti i proventi delle vendite saranno devoluti a Denniston Hill, la residenza fondata dagli stessi Mehretu, Pfeiffer e Rankin. L’operazione si configura così come un dispositivo a doppia direzione: un prodotto culturale complesso che nasce da una comunità artistica e che torna a sostenerla, mettendo in relazione vino, arte e filantropia contemporanea. Ciò che distingue Exquisite Corpse dalle collaborazioni tradizionali tra vino e arte è proprio la dimensione processuale: non un’etichetta illustrata o una campagna visiva, ma un’opera a più mani in cui ogni parte — la fermentazione, la stampa, la legatura dei testi, la costruzione della scatola — appartiene allo stesso atto creativo. Il vino non è supporto o occasione, ma componente organica di un’opera totale: ogni bottiglia porta dentro la propria storia di vigneto e di cantina, ma anche la traiettoria di tre artisti che riflettono sul gesto, sulla memoria, sulla stratificazione delle percezioni. Questa collaborazione mostra come una cantina indipendente possa entrare nel campo dell’arte con un approccio non promozionale, ma culturale: un modo di ampliare i confini della propria identità, trasformando il vino in un veicolo narrativo e in uno strumento di solidarietà verso una comunità creativa. Il cofanetto, destinato a un pubblico di collezionisti, appassionati d’arte e cultori del vino, suggerisce infine una direzione più ampia: l’idea che prodotti e opere non debbano più essere compartimenti separati, ma possano dialogare e generare nuove modalità di fruizione, di valore e di sostegno reciproco. Antica Terra, con Harrison e gli artisti di Denniston Hill, contribuisce così a delineare una nuova geografia del rapporto tra arte e impresa, in cui il vino diventa parte di un ecosistema culturale condiviso.
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