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Flavia Foradini
Leggi i suoi articoliVienna. L’apertura nell’edificio del Künstlerhaus sulla Karlsplatz della nuova dépendance dell’Albertina (congelata almeno fino a inizio aprile, a causa delle misure governative anticoronavirus) è uno dei più importanti eventi culturali in Austria per il 2020 ed evoca all’orizzonte cambiamenti nella geografia museale della capitale austriaca. Con il nome Albertina Modern sarà la sede preposta a tutte quelle collezioni d’arte contemporanea che il museo, celebre nel mondo per le sue raccolte di grafica, ha acquisito nel tempo o ha ottenuto in comodato, grazie a una forza di attrazione cresciuta esponenzialmente dall’avvento di Klaus Albrecht Schröder alla direzione, nel 1999, ma già avviata dai suoi predecessori: circa 60mila opere di 5mila artisti: dipinti, disegni, acquerelli, opere di grafica, fotografie, installazioni, video, sculture...
La maggior parte degli oggetti esposti ora e in futuro al Künstlerhaus proviene dall’ingente collezione di Karlheinz e Agnes Essl, smembrata dopo la chiusura nel 2016 del pregevole Essl Museum alle porte di Vienna e acquisita in larga parte dall’imprenditore edile e collezionista Hans Peter Haselsteiner, dopo che lo stato austriaco aveva rifiutato di comprarla.
Con un accordo che ha richiesto tempi lunghi e trattative articolate, la parte della collezione restata di proprietà della famiglia Essl (40%) è stata donata all’Albertina, mentre Haselsteiner ha deciso per un comodato del suo 60% al museo almeno fino al 2044, accollandosi nel contempo sia il radicale restauro del Künstlerhaus, individuato come sede espositiva più adeguata ma bisognoso di ammodernamento, sia i costi di gestione.
Un’operazione «win-win» che, sebbene criticata dalla Corte dei Conti e oggetto di biasimo anche aspro da operatori del mondo culturale viennese, non ha prodotto arretramenti di Schröder dall’ambizioso progetto: «È stato Hans Peter Haselsteiner a portare avanti con determinazione la realizzazione di un nuovo museo di arte contemporanea a Vienna, afferma il direttore dell’Albertina. Grazie a uno dei maggiori atti di mecenatismo in Austria nel campo delle arti figurative, sotto la sua guida negli ultimi tre anni l’antico Künstlerhaus è stato restaurato secondo i più moderni standard museali».
Con questa operazione, Vienna si arricchisce di una nuova istituzione dedicata all’arte del nostro tempo, ed essendo ampiamente dotata di opere di artisti austriaci, entra da subito in naturale competizione con il Belvedere, preposto all’arte nazionale dalle origini ai nostri giorni. Ma le sue raccolte intersecano anche quelle del museo di arte moderna Mumok e l’attività espositiva del Leopold Museum.
Gli effetti di questa nuova possente presenza nel centro di Vienna, con la potenza di fuoco di una delle più importanti istituzioni internazionali e di un imprenditore collezionista come Haselsteiner, annoverato fra gli uomini più ricchi d’Austria, si manifesteranno appieno nel tempo, ma è prevedibile già nel prossimo futuro la necessità di una ridefinizione del paesaggio museale.
Forte della recente, quarta riconferma alla direzione fino al 2024, Schröder pianta del resto chiaramente i suoi paletti e non lascia spiragli per accomodanti convivenze: «Con Albertina Modern si colma una lacuna nel paesaggio museale viennese e si rafforza al tempo stesso la rilevanza, per Vienna, dell’arte del nostro tempo. La missione di un museo non deve diventare un rigido corsetto: oggigiorno deve trovare espressione nella competizione per il consenso e l’attenzione, tenendo conto delle diverse componenti del pubblico come cornice per la propria strategia e la propria attività. Ma anche l’evoluzione dell’arte richiede il progressivo adeguamento dell’identità di un’istituzione museale».
Con il programmatico titolo «The Beginning» (L’inizio. Arte a Vienna dal 1945 al 1980), la mostra di inaugurazione offrirà un assaggio di 360 opere austriache fino alle soglie degli anni ’80, con focus su Realismo fantastico, Azionismo viennese, Concretismo, Arte cinetica, Arte astratta, Pop art.
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