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Alessio Vannetti
Leggi i suoi articoliNel solenne caos di Piazza Mignanelli, un piccolo rettangolo di fianco a Piazza di Spagna a Roma e indirizzo storico della Maison Valentino, prende vita un nuovo capitolo del saggio d’estetica scritto da Valentino Garavani e Giancarlo Giammetti, la loro Fondazione e più in particolare lo spazio PM23. Non un semplice luogo, ma un atto di volontà culturale: PM23, una fucina d’idee da scoprire e sviluppare, si apre al pubblico con l’inaugurazione di «Orizzonti | Rosso», un’esposizione che unisce l’istintività di un selezionato numero di artisti del ’900 alla maestria delle creazioni di alta moda. Una dichiarazione d’intenti che si tinge del più emblematico dei pigmenti: il rosso, il primo colore sviluppato dall’uomo. Scrive Oscar Wilde nel celeberrimo Ritratto di Dorian Gray: «Dare all’anima una forma visibile è l’unico scopo nobile dell’arte». Il 23 maggio a Roma, giorno di apertura della mostra (fino al 31 agosto), sembrano avergli risposto Garavani e Giammetti: «Crediamo fermamente che dare forma visibile a un luogo, e un pensiero, che sostenga il talento, promuova la cultura e aiuti chi ha bisogno siano modi concreti per rendere il mondo un posto migliore, un posto più bello».
«Orizzonti | Rosso», a cura di Pamela Golbin e Anna Coliva, si propone come un raffinato gioco di specchi tra l’abito e l’opera, tra il sogno e l’incandescenza del gesto artistico. In scena, cinquanta creazioni iconiche firmate da Valentino Garavani si confrontano con trenta opere d’arte moderna e contemporanea. Dalle campiture emotive di Mark Rothko agli spasmi lirici di Cy Twombly, dalle ferite cromatiche di Basquiat alle tensioni meta-pop di Francesco Vezzoli, ogni pezzo si fa voce di un’epopea visiva: il rosso, inteso non come colore, ma come archetipo, urlo primordiale, sigillo di urgenze creative. Dice Pamela Golbin: «La bellezza è negli occhi di chi guarda, o almeno così dice il proverbio. Eppure, nel caso del signor Valentino, la bellezza assume una forma senza tempo, come dimostra chiaramente il progetto “Orizzonti | Rosso”. L'eleganza è al centro della sua visione, un elemento fondamentale a cui è tornato più e più volte, esplorandone le sfumature attraverso temi e variazioni nel corso della sua carriera lunga cinque decenni».
Fin dal 1959, con l’indimenticabile abito Fiesta, sino all’addio dalle scene di Garavani nel 2008, il «rosso Valentino» ha cessato di essere tinta per farsi linguaggio, poesia cucita, identità visiva dell’intimità estetica. «La bellezza è una cosa molto interna», affermava lo stilista parigino di adozione, iriense di nascita e romano per vocazione, con disarmante sincerità. In questo universo, il colore non si limita a colpire lo sguardo: si insinua nella psiche, risveglia memorie, suscita tremiti. Il rosso è gesto, è curatela del bello e segno del tempo.

Autunno-inverno 1977-78; autunno inverno 2004-05. © Fvg Services 2024. © Michele Colasuonno, 2024
Per Valentino, l’eleganza è «l’equilibrio tra proporzioni, emozione e sorpresa». Non un dogma estetico, ma una forma di verità emotiva. Così, ogni plissé è un sussurro, ogni cucitura una confessione. L’abito si fa confidente del sentimento, intermediario tra l’invisibile e il visibile, manifesto di autenticità. «Abbiamo dedicato le nostre vite a celebrare la bellezza, a scoprirne le infinite sfumature e a condividerla con il mondo», dice Giancarlo Giammetti. Da qui nasce la Fondazione: non come custode di uno splendore statico, ma come laboratorio di senso, dove il bello si fa impulso culturale e baluardo contro la banalità.
«Beauty creates beauty», mantra della Fondazione, non è dunque un mero slogan, ma un assioma di pensiero, una premessa ontologica. Un principio secondo cui ogni atto estetico porta in sé la possibilità del migliorarsi. I fondatori lo dichiarano con luminosa semplicità: «Crediamo che la bellezza abbia il potere di elevare, trasformare e lasciare un segno indelebile nella vita delle persone. Con la Fondazione vogliamo condividere e restituire al mondo ciò che la bellezza ci ha donato». Forse, anche per queste ragioni l’universo creativo di Valentino si rifrange nella lente di certi princìpi di grandi pensatori, non necessariamente in maniera lineare ma sicuramente in maniera istintiva. Immanuel Kant, nella sua Critica del Giudizio, ci ricorda che la bellezza è ciò che «piace universalmente senza concetto». Un’esperienza che, pur sfuggendo alla logica, unisce l’animo umano nella contemplazione del sublime, parola molto cara a Valentino Garavani e Giancarlo Giammetti, che da subito capirono che la moda poteva essere megafono di culture altre e, sublimando il loro lavoro, si sono lasciati «usare» da queste arti. Simone Weil, con la sua dolente chiarezza, ci rammenta che «la bellezza è la promessa della felicità». Altro pensiero in cui è facile ritrovare i due fondatori della griffe romana, che, ancora una volta, hanno lavorato di fino nel non appropriarsi di altri territori d’espressione, errore in cui molti stilisti sono caduti. Valentino e Giancarlo si sono lasciati attraversare dalla letteratura, dal cinema, dalla musica e da tutto ciò che ritenevano bello, hanno saputo vestire e non travestire le discipline artistiche con cui sono entrati in contatto nella loro carriera.
Il percorso raffinato tracciato dai fondatori sin dal 1959 è un’eredità importante, un segno (rosso) preservato attraverso la Fondazione, lo spazio PM23 e soprattutto ancora visibile all’interno del brand Valentino. La maison ha attraversato diverse direzioni creative dal 2008 a oggi. Da Alessandra Facchinetti, al duo Chiuri-Piccioli, sino a Pierpaolo Piccioli da solo al quale è succeduto Alessandro Michele lo scorso aprile 2024. Tutte e tutti i designer arrivati dopo i fondatori hanno raccolto, in modo personale, l’eredità estetica del signor Valentino, tramutandola non solo in collezioni ma anche in progettualità. In tal senso l’Atelier Sonore appena lanciato da Alessandro Michele con i «Terraforma», un progetto immersivo tra suono e design realizzato per la boutique di New York. Oppure l’apertura verso l’alterità visiva di Valentino Mirabiliae Roma nel 2015, venuto alla luce durante la codirezione artistica di Maria Grazia Chiuri e Pierpaolo Piccioli, e curato da Francesco Bonami. Il noto critico aveva elaborato un viaggio attraverso il meraviglioso, il raro e l’inaspettato della città eterna. Un tentativo di contestualizzare la moda nel bello esistente e talvolta nascosto di Roma. Dal canto suo Pierpaolo Piccioli ha sempre considerato l’archivio di Valentino come un luogo dove instaurare conversazioni ideali con il fondatore e rilevanti nell’oggi. Ecco che nel 2022 dà vita al progetto «Forever Valentino» a Doha, una mostra nata dall’istinto del couturier di Nettuno e curata da Massimiliano Gioni e Alexander Fury. Oltre 200 abiti installati in uno spazio immersivo che replicava i luoghi della maison di couture a Roma, un progetto di grande portata che ha creato un ponte immaginario tra «il bello» secondo Garavani e «il bello» in senso più attuale.

Cy Twombly, «Untitled», 1981. Photo © Tom Powel Imaging. © Cy Twombly Foundation
«Orizzonti | Rosso» non è soltanto una mostra. È un manifesto di resilienza culturale, un invito ad abitare la bellezza non come spettatori, ma come partecipi. Dopo l’attraversamento degli spazi e la spiegazione del progetto nasce forte la domanda: ma che cos’è, in fondo, la bellezza? È forse una forma assoluta, immutabile, scolpita nel marmo dell’ideale? O non è, piuttosto, una deduzione soggettiva, un filtro attraverso cui ogni epoca, ogni anima e ogni gesto creativo traducono ciò che commuove, ciò che eleva, ciò che resta?
Valentino, prima uomo e poi maison, ha saputo incarnare questa verità con una grazia inusuale. La bellezza, nel suo universo, non è mai stata rigida o museale, ma viva e situata nel tempo. Ogni stagione, ogni collezione, ha riflettuto lo spirito del momento, reinterpretato attraverso una sensibilità unica e una curatela artistica che ha sempre saputo dialogare con il presente senza tradire l’essenza.
In un’epoca trasformativa dove tutto passa costantemente attraverso la lente della rivoluzione o della restaurazione, la bellezza deve essere ancora un gesto etico e estetico fatto di bravura. Il 23 gennaio 2008 al Museo Rodin di Parigi, a latere dell’ultima sfilata firmata da Valentino Garavani, raggiunta da Stefano Roncato di MFFashion, allora editor e oggi direttore del quotidiano, Miuccia Prada disse del couturier romano: «Sono contenta, è talmente bravo che ha lavorato tanto». Bravi, lui e Giancarlo Giammetti, a costruire un impero estetico e culturale capace di attraversare gli spazi e i tempi per più di mezzo secolo. Ma oggi? «Orizzonti | Rosso», già dalla scelta delle parole per il titolo, ci mostra una Fondazione che si attrezza per il futuro: conservare, certo, ma anche difendere e riscrivere. In un sistema di imprese culturali, incluse quelle della moda, che troppo spesso confonde omaggio con saccheggio, il gesto più radicale potrebbe essere quello della consapevolezza di conoscere e riconoscere il proprio terreno di espressione, senza per forza arare terreni altri per sudditanza psicologica o status quo. In fondo c’è differenza sostanziale tra la «mise en scéne» e la «messinscena».

Valentino Garavani e Giancarlo Giammetti. Courtesy of Fvg Services