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Una delle più importanti mostre su Matisse si terrà a Parigi nel 2026

L'esposizione del Grand Palais non racconterà una fine, ma un’apertura: quella di un artista che, nel pieno della maturità, ha saputo guardare avanti reinventando le possibilità stesse dell’arte. Matisse 1941-1954: l’invenzione di un linguaggio finale, dal 24 marzo al 26 luglio 2026

Sophie Seydoux

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Negli ultimi tredici anni della sua vita, Henri Matisse non si limita a chiudere un percorso: lo reinventa radicalmente. È questo il cuore della mostra Matisse. 1941–1954, in programma dal 24 marzo al 26 luglio 2026, che riunisce oltre 230 opere -dipinti, disegni, gouaches découpées, libri illustrati, tessuti e vetrate- provenienti dalla collezione del Centre Pompidou e da importanti prestiti internazionali.

L’esposizione si concentra su una fase spesso letta come epilogo ma che qui emerge come stagione di massima libertà e sperimentazione, in cui l’artista, ormai quasi ottantenne, elabora un nuovo linguaggio visivo fondato sul colore puro e sulla forma ritagliata. Le celebri gouaches découpées, sviluppate a partire dal 1941, non sono presentate come semplice soluzione tecnica a una condizione fisica precaria, ma come un sistema espressivo autonomo, capace di raggiungere l’universale attraverso la semplicità. La mostra restituisce con chiarezza la dimensione multidisciplinare del lavoro di Matisse in questi anni, mettendo in relazione pittura, disegno, libro, decorazione e architettura. Lungi dall’essere soppiantata dai ritagli, la pittura rimane centrale: si espande, si intensifica, si carica di luce e di spazio, come dimostrano gli ultimi e monumentali Intérieurs de Vence (1947–48).

Tra i nuclei principali figurano l’album Jazz, la serie Thèmes et variations, i disegni a pennello e inchiostro, e gli elementi fondamentali del progetto per la Chapelle du Rosaire di Vence, uno dei più alti esempi di sintesi tra arte, spiritualità e architettura del Novecento. Completano il percorso i grandi pannelli decorativi La Gerbe e Les Acanthes e, riunite eccezionalmente, alcune delle più celebri figure ritagliate: La Tristesse du roi, Zulma, La Danseuse créole e i famosi Nus bleus. Concepita come un viaggio immersivo nell’universo dell’artista, la mostra ricostruisce l’atmosfera vibrante e mobile dello studio di Matisse, spazio mentale prima ancora che fisico. Sala dopo sala, il visitatore è invitato a entrare nel “giardino” dell’artista: un luogo di invenzione continua, dove decorazione e radicalità, intimità e monumentalità, si fondono in un linguaggio essenziale e sorprendentemente contemporaneo.

 

Sophie Seydoux, 27 dicembre 2025 | © Riproduzione riservata

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