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Michela Moro
Leggi i suoi articoliLa nuova Finarte punta sui mercati finanziario, medio-piccolo e online e fissa a maggio i prossimi appuntamenti
Finarte nasce nel 1959 e rinasce nel 2015. Era stata fondata dal banchiere milanese Gian Marco Manusardi per assistere collezionisti e operatori del settore nell’acquisto e nella vendita di opere d’arte. Fu una delle prime società al mondo a lavorare su finanziamenti in un campo che, all’epoca, non aveva alcun credito presso le istituzioni bancarie. La linea della casa d’aste era di puntare l’attenzione su aste specialistiche che oltre all’arte di ogni epoca includessero tutti i settori del collezionismo: dalla numismatica ai gioielli, agli argenti e alle porcellane.
Dopo una lunga storia e vicissitudini economicamente sfortunate, il marchio storico è tornato alla ribalta: una cordata di amici internazionali e operanti in settori diversi lo ha rilevato dopo il fallimento, dichiarato dal Tribunale di Milano nel 2012, con l’intento di occupare la fascia intermedia tra le grandi case internazionali e il medio-piccolo mercato di provincia. L’idea è di affiancare l’attività di casa d’aste a quella di art advisory indirizzata verso il sistema bancario e il mercato finanziario in generale.
Finarte ha aperto le porte dei nuovi uffici milanesi nel novembre 2015, nel cuore di Brera, ed è stata accolta come una vecchia conoscenza, dando il segnale di come i brand italiani siano più forti delle proprie vicende. «Vogliamo essere degli intermediari senza dover difendere delle posizioni, usando il linguaggio della Borsa, aveva dichiarato il nuovo presidente Giancarlo Meschi, vorremmo aiutare il mercato a seguire le passioni, le valutazioni artistiche dei collezionisti che non necessariamente sono interessati a rincorrere un mercato speculativo. Vogliamo svecchiare l’immagine del mercato tradizionale e guardiamo con grande attenzione al mercato online».
Le offerte sono raccolte online, i cataloghi tutti digitalizzati e le aste si svolgono in sala.
La prossima asta di Arte moderna e contemporanea è mercoledì 11 maggio nel Palazzo della Permanente, a Milano, già sede delle aste autunnali. Tra le opere all’incanto, un singolare mosaico degli anni Trenta di Atanasio Soldati valutato 70mila-90mila euro. Nelle settimane successive si terrà una vendita di fotografia, soprattutto del ’900, con particolare attenzione alla modalità della timed auction, asta online a tempo con data di apertura e di chiusura.
La prima tornata di aste dedicate all’Arte antica, all’Arte contemporanea e del XX secolo ha registrato per il 2015 un risultato di 2,5 milioni di euro, raccolti in gran parte dall’Arte Contemporanea. In testa alla top ten i classici preferiti di questi anni: al primo posto Enrico Castellani con «Senza titolo (Superficie blu)» del 1961 (inchiostro e cera su tela), aggiudicato per 363mila euro, seguito da Giorgio de Chirico con «Piazza d’Italia» di metà anni 1950 venduto per 267mila euro, al terzo posto Mario Schifano con «Pittura» del 1959 (cemento su tela) venduto per 93mila euro. All’epoca avevano dichiarato da Finarte: «I risultati delle aste di arte del XX secolo e di arte contemporanea ci incoraggiano, perché dimostrano come il mercato abbia risposto in modo positivo alla nostra offerta che è la prima del nuovo corso di Finarte».
Si aspetta l’asta di maggio per vedere come l’équipe di esperti (composta da Camilla Prini, capo dipartimento Arte moderna & contemporanea, Michele Danieli, capo dipartimento Dipinti antichi, Marco Bertoli, capo dipartimenti Dipinti XIX secolo, e Roberto Mutti, capo dipartimento Fotografia) ha affrontato il secondo passo della rinata Finarte.
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