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A un secolo dalla nascita di Giancarlo Sangregorio (Milano, 1925-Angera, 2013) la Fondazione a lui intitolata gli rende omaggio con l’itinerario artistico «Giancarlo Sangregorio. 100 anni (1925-2025). La pietra, il legno, i luoghi. Un viaggio tra le opere e i luoghi dello scultore», ideato e curato da Lorella Giudici e Francesca Marcellini e diffuso tra musei e spazi pubblici di Milano, la città dov’era nato; Varese; i luoghi del Lago Maggiore a lui cari, tra Piemonte e Lombardia; il Lago d’Orta; la Val Vigezzo e Lugano, dove il Musec, Museo delle Culture, presenta fino al 15 giugno la mostra «Giancarlo Sangregorio. Una passione primitivista», che espone le preziose opere etnografiche da lui collezionate: tutti luoghi in cui lo scultore, che predicava un rapporto stretto tra l’arte, la natura e l’uomo, ha lavorato e che, insieme, ritessono la tela delle sue relazioni culturali e creative. Cuore del percorso è la sede della Fondazione Sangregorio a Sesto Calende (il luogo del cuore), nella casa-museo, aperta a visite programmate, dov’è conservata la sua collezione di opere di artisti amici, come Fontana, Baj, Rotella, Scanavino, Dova, Raciti, Azuma, Vago e altri ancora, e dove a breve sarà presentata una mostra negli spazi rifunzionalizzati grazie a Fondazione Cariplo. In città si snoda anche un percorso iconografico e si tiene una mostra dell’amico fotografo Gian Barbieri, che ha lungamente documentato il suo lavoro.
A Milano il percorso tocca i luoghi in cui sono installate le sue opere monumentali, come «Itinerario nel vuoto» (1983) in via Clerici, il cui studio preparatorio, esposto in quest’occasione, appartiene alle collezioni delle Gallerie d’Italia, dove il progetto è stato presentato nelle scorse settimane. Intanto, a Palazzo Citterio-Grande Brera è esposto «Genesi di una stirpe» (1959), uno dei bronzi più precoci in cui l’artista abbia affrontato il tema del vuoto in scultura, mentre sulla balconata della Pinacoteca di Brera si possono vedere quattro sue opere degli anni tra il 1947 e il 1996. Non mancano, nell’itinerario, il Cimitero Monumentale di Milano, i giardini pubblici di via Forze Armate, dov’è collocata una delle opere esposte alla Biennale di Venezia del 1964, e il «Monumento alla Resistenza» di Rogoredo, mentre il Museo della Permanente esibisce una sua opera del 1997 della propria collezione; il Centro Artistico Alik Cavaliere rammenta la stagione in cui i due artisti condivisero lo studio e i bibliofili dei Cento Amici del Libro (Biblioteca Nazionale Braidense), gli dedicano il libro d’artista 2025.
Un viaggio dalle molte facce, dunque, nei luoghi più simbolici della città, cui si aggiungono le tappe di Varese (con il Castello di Masnago, dove vanno in scena le «Impronte» di cellulosa, e l’Università degli Studi dell’Insubria, che gli rende anch’essa omaggio) e dei luoghi confinanti, dal MA*GA di Gallarate al Castello Visconti di San Vito e Palazzo Viani Visconti di Somma Lombardo, dove da tempo è conservato un nucleo di sue sculture monumentali. E poi Angera, Taino, la suggestiva Druogno in Val Vigezzo, dove c’è un parco di sue sculture, Ameno, sul Lago d’Orta, e Arona, sul Lago Maggiore. Per tutte le sedi, le date e gli appuntamenti collaterali sono consultabili l’app gratuita interattiva fsg-app e il sito web, mentre da Skira è in uscita il catalogo ragionato delle sculture, a cura di Elena Pontiggia.

Giancarlo Sangregorio, «Itinerario nel vuoto», 1983. © Archivio Fondazione Sangregorio

Giancarlo Sangregorio, «Kabale und Liebe», 1997, Fondazione Sangregorio. © Archivio Fondazione Sangregorio