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Un faro per la Città della Lanterna

Una mostra diffusa di Domenico Piola e le sperimentazioni di Rubaldo Merello

Dal Medioevo al Novecento corre l’arco cronologico abbracciato da tre grandi mostre che aprono in ottobre, per un autunno insolitamente ricco di proposte espositive che indagano sul ricco patrimonio storico artistico genovese. Senza campanilismi né provincialismi, i curatori a cui si deve la regia hanno ben chiaro il valore e la portata extra regionale degli argomenti offerti al pubblico.

A partire dalla prima retrospettiva «Domenico Piola 1628-1703. Percorsi di pittura barocca» (catalogo Sagep) allestita dal 12 ottobre al 7 gennaio a Palazzo Nicolosio Lomellino e curata da Daniele Sanguineti, autore della monografia nel 2004 (Domenico Piola e i pittori della sua “casa”, Edizioni dei Soncino) e oggi di un suo atteso lancio conoscitivo. Il pittore barocco che, se non fu il più geniale né il maggiore (nella classifica deve vedersela se non altro con Giovanni Benedetto Castiglione, più anziano di lui  e ben più musealizzato all’estero), è stato però una figura leader per la maturazione del gusto per la grande decorazione a Genova, capace di miscelare le pienezze e le effervescenze formali del Barocco cortonesco e berniniano con le aggraziate suggestioni emiliane e col naturalismo che in città, dopo un Caravaggismo decisamente sui generis, aveva tracciato un solco profondo.

Cinquanta opere al piano nobile del palazzo cinquecentesco di Strada Nuova (via Garibaldi), sotto le volte affrescate da Bernardo Strozzi, e poi altre richiamate in percorsi di approfondimento che Sanguineti ha sapientemente tessuto in una rete di diverse location. Nei Musei di Strada Nuova, Palazzo Bianco e Palazzo Rosso, vi sono le sale delle «Stagioni» affrescate da Piola e dal genero Gregorio De Ferrari, molti dipinti di Piola e una selezione di 45 disegni, in parte inediti, dal Gabinetto Disegni e Stampe. Altre le sedi della mostra diffusa: Galleria Nazionale di Palazzo Spinola, Museo di Palazzo Reale, Villa del Principe, Museo Diocesano, Museo di Sant’Agostino, Museo dell’Accademia Ligustica e Palazzo San Giorgio, ma anche chiese e palazzi privati aperti per l’occasione.

Al Teatro del Falcone, la bella sede espositiva di Palazzo Reale, «La Città della Lanterna. L’iconografia di Genova e del suo faro dal Medioevo al Presente», curata da Serena Bertolucci e Luca Leoncini (catalogo De Ferrari), dal 7 ottobre al 4 febbraio, presenta 200 opere tra incisioni, disegni, dipinti, poster e fotografie. Racconta la storia di oltre sei secoli del celebre faro, la cui prima immagine risale al 1371 tracciata sulla copertina di un manuale di conti, e con esso della città portuale amata anche da celebri «forestieri» come Ippolito Caffi e Henry Parke nell’800. Con una selezione di cartoline e poster e con un doveroso richiamo al museo della Lanterna gestito dall’associazione Giovani Urbanisti - Fondazione Labò, la mostra arriva ai giorni nostri.

Palazzo Ducale ospita dal 5 ottobre al 4 febbraio, «Rubaldo Merello tra Divisionismo e Simbolismo. Segantini, Previati, Nomellini, Pellizza», curata da Matteo Fochessati e Gianni Franzone (catalogo Sagep), che raccoglie intorno al protagonista del Novecento ligure, presente con 65 dipinti, 30 disegni e alcune sculture, un corollario di opere di altri maestri non solo locali per contestualizzare la sua singolare concezione della pittura di paesaggio in atmosfere di grande suggestione sentimentale e poetica, con una continua sperimentazione linguistica. Tra le opere più celebri e belle di Merello (1872-1922), le tante che ritraggono il Monte di Portofino, i suoi pini sul mare e l’Abbazia di San Fruttuoso in sfolgoranti avventure del colore.

Anna Orlando, 05 ottobre 2017 | © Riproduzione riservata

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