Roberta Bosco
Leggi i suoi articoliL’eco dell’ultimo bombardamento su Gaza risuonava ancora nei telegiornali, cosi come i reportage per il secondo anniversario della guerra tra Ucraina e Russia, eppure per una settimana nei grandi padiglioni di ARCOmadrid, la principale fiera di arte contemporanea della Spagna (dal 6 al 10 marzo), il tempo sembrava essersi fermato. I problemi, dall’escalation bellica all’emergenza ecologica, passando per le tensioni della politica interna e il revival dell’estrema destra, sono tali e tanti che l’arte cosiddetta politica sembra aver gettato la spugna, perlomeno ad ARCO. Alla kermesse madrilena la pittura ha trionfato come non mai negli ultimi anni, con tele monocrome, variopinte, geometriche, oniriche e figurative, che invitano alla contemplazione e contribuiscono a creare l’effetto bolla (come quando da sott’acqua si percepiscono immagini sfocate e voci indistinte).
Questo non significa che non ci sia stato spazio per la critica, seppur più generica e meno mordente, nonostante le due suole con la cartina di Gaza esposte da ADN, intitolate «Calpestando diritti» di Eugenio Merino, uno dei pochi che ha affrontato il tema del genocidio palestinese in corso. In linea con una critica più estetica e politicamente corretta, una delle opere più fotografate della fiera, quella del tennista svenuto sulla pista di Elmgreen & Dragset nello stand di Helga de Alvear, che ha preso il posto di Juana de Aizpuru sul trono di regina della fiera. Ma ARCO non sarebbe ARCO senza la sua polemica: protagonista «Manuel», scultura omoerotica di Rodrigo Muñoz Ballester (galleria José de la Mano), che suscitò un’enorme controversia quando fu presentata nel 1983 e 40 anni dopo è stata censurata da Instagram.
Comunque ad Arco, tra 205 gallerie di 36 paesi, si trova di tutto, anche le voci dissidenti che quest’anno vengono dalla sezione dedicata alla creatività latinoamericana «La riva, la marea, la corrente: un oceano di Caraibi», con 19 gallerie scelte da Carla Acevedo-Yates e Sara Hermann, che espongono opere in cui le problematiche sociali e geopolitiche sono affrontate con la leggerezza e la fatalità caratteristiche di quelle latitudini. Cosi la cubana Quisqueya Henríquez (galleria David Castillo) ha offerto gelati fatti con l’acqua del Mar dei Caraibi, salata e di un azzurro intenso, come quello della spiaggia di Caletas, l’ultima che vedono gli immigrati quando partono in aereo.
Tutti, chi più chi meno come sempre, contenti delle vendite (400 i collezionisti accreditati), anche se è rimasta invenduta l’opera più cara dell’edizione: una delle 27 pitture su masonite che Joan Miró realizzò dopo la Guerra Civile, di cui ne restano solo due in Spagna, una nella Fundació Miró di Barcellona e l’altra nel Museo Thyssen di Madrid. Si vendeva nella galleria di Leandro Navarro per 3,3 milioni di euro, mentre Guillermo de Osma esponeva un Picasso da 2,5 milioni e Mayoral, per 1,2 milioni, la scultura di Chillida premiata alla Biennale di Venezia del 1958. Gran inizio per la nuova galleria nata dall’alleanza tra Joan Prats e Nogueras Blanchard, che ha sorpreso tutti con l’ultimo tavolo dipinto da Tàpies e mai commercializzato prima, «Gran taula» del 2008, (950mila euro). Il Reina Sofia ha comprato 30 opere di 22 artisti di cui 17 donne, tra cui un erbario del 1978 della pittrice genovese Elisa Montessori.
La spesa del principale museo spagnolo di arte contemporanea ha superato il mezzo milione di euro, registrando un incremento di 100mila euro rispetto al 2023. La 43ª edizione di Arco, che ha mantenuto il numero di visitatori dell’anno precedente, sfiorando i 100mila, sarà ricordata come la prima paritaria della sua storia e forse della storia delle fiere. «La notevole presenza di artiste è motivo di orgoglio per questa fiera e penso che si noti, si respiri e si percepisca in tutta la sua importanza», ha affermato la direttrice Maribel López, ricordando che la cifra ha superato il 43% del totale dei partecipanti. Per la legge spagnola, un evento si considera paritario quando supera il 40% di presenza femminile.
Tra gli acquisti istituzionali confermati ci sono quelli della Fondazione ARCO, che ha ampliato i fondi della sua collezione con 7 opere grazie alla consulenza di Tania Pardo, direttrice del CA2M e Claudia Segura, curatrice del Macba, di Ana Jotta (Projectesd), Eva Kotakova (Hunt Kastner), Violeta Quishpe (Vigilgonzales), Laercio Redondo (Ana Mas Projects) e Sinead Spelmann (etHALL). A queste si aggiungono le opere di Theo Mercier (Casado Santapau), provenienti dalla donazione di Frèdèric Malle, nonché un’opera di Belén Uriel (Madragoa).
La Comunità di Madrid ha assegnato il premio acquisizione a Miguel Marina della galleria La Goma e al collettivo Fuentesal Arenillas della galleria Luis Adelantado. Le opere entreranno a far parte della collezione del Museo Centro d’Arte Dos de Mayo (CA2M) di Móstoles, località alle porte della capitale.
Il Comune di Madrid ha acquisito quattro nuove opere per depositarle nella collezione permanente del Museo municipale di Arte Contemporanea (MAC).
Si tratta di una scultura di Teresa Solar e di tre opere (un dipinto e due disegni) di Carlos Forns Bada, entrambi madrileni, valutate circa 40mila euro.
La Fondazione María Cristina Masaveu Peterson ha acquistato opere di Luis Gordillo e Jorge Oteiza (Guillermo de Osma), Roberto Diago (El Apartamento), David Nash (Lelong), Manolo Paz e Eugenio Ampudia (Max Estrella), Joi Murugavell (Ponce+Robles), Juan Asensio (Elvira González) e Marria Prats (Mayoral).
La Fondazione María José Jove si unisce agli acquisti con un’opera di Kiko Pérez, della galleria Galería Ehrhardt Flórez, mentre in quest’occasione la Fondazione Helga de Alvear ha acquistato pezzi di Marcel Duchamp (La Caja Negra), Waldo Balart (Casado Santapau), Rafael Grassi (Nieves Fernández), Piero Dorazio (Cayón), Tomás Saraceno (Neugerriemschneider), Heinz Mack (Parra & Romero), Markus Linnenbrink (Max Estrella), Ugo Rondinone (Esther Schipper) e Alfredo Jaar (Thomas Schulte).
A tutto ciò si aggiungono diversi premi acquisizione assegnati ad artisti come Tomás Saraceno (Pinksummer Gallery) e Abraham González Pacheco (Campeche) dalla Fondazione per l'Arte Moderna e Contemporanea CRT di Torino, presieduta da Patrizia Sandretto Re Rebaudengo. La catalana New Art Foundation ha premiato Daniel Canogar (Max Estrella) e Peter Halley (Senda) che passeranno a formare parte della sua collezione. Per finire Concha Jerez (Freijo) è stata insignita del Premio I ENATE-ARCOmadrid 2024 e Susana Solano (Carreras Múgica) si unisce alla collezione di Catalina d’Anglade.
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