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Emilio Gola, «Pillow Talks», 2022

Courtesy the artist and Galleria Monica De Cardenas. Photo: Michela Pedranti

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Emilio Gola, «Pillow Talks», 2022

Courtesy the artist and Galleria Monica De Cardenas. Photo: Michela Pedranti

Triennale Milano fa diplomazia culturale in America Latina

La mostra «Pittura italiana oggi» ha iniziato da Buenos Aires il suo tour, che toccherà anche Brasile e Messico: «Un progetto organico che sviluppa un dialogo con i diversi Paesi in cui arriva», spiega il curatore Damiano Gullì

Il 25 giugno scorso si è inaugurata nel Palacio Libertad-Centro Cultural Domingo Faustino Sarmiento di Buenos Aires l’esposizione «Pittura italiana oggi. Una nuova scena», presentata da Triennale Milano e dal locale Istituto Italiano di Cultura, promossa dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale-Maeci e supportata dall’Ambasciata d’Italia a Buenos Aires. 

La mostra, concepita da Damiano Gullì, curatore Arte contemporanea e Public Program Triennale Milano, apre nella capitale argentina (dove sarà visibile fino al 21 settembre) un itinerario attraverso l’America latina che la condurrà in seguito in Brasile e in Messico, all’interno di un progetto di diplomazia culturale con cui Triennale porta avanti da tempo la sua missione di valorizzazione dell’arte italiana nel mondo.

A monte di questo progetto c’è la mostra «Pittura italiana oggi» curata da Gullì per Triennale Milano nel 2023: una vasta ricognizione sulla pittura dei nostri giorni, con lavori di oltre 120 artisti, che coglieva in presa diretta lo stato della giovane pittura italiana. Diverso l’intendimento per questa nuova avventura oltreoceano e diverse, quindi, anche la dimensione e la selezione degli artisti. Ne parliamo con lui di entrambe.

Damiano Gullì, a Milano gli artisti erano 120, ora sono 27 (26 le opere, essendoci un duo). Quali criteri ha adottato per selezionare le opere da inviare a Buenos Aires e nelle tappe successive?
La mostra di Milano nasceva dall’esigenza di raccontare la molteplicità dell’attuale scena artistica italiana ed era quindi molto ampia. Quando il Ministero ci ha chiesto di sviluppare un progetto su più sedi, è stato subito evidente che occorreva rendere la mostra trasportabile e costruirla in funzione degli spazi diversi che avrebbe abitato. Anche in dialogo con il Ministero, ho pensato quindi di dare un’ulteriore visibilità agli artisti under 35 (Beatrice Alici, Bea Bonafini, Roberto de Pinto, Alice Faloretti, Alessandro Fogo, Andrea Fontanari, Giorgia GarzilliGenuardi/Ruta, duo composto da Antonella Genuardi e Leonardo Ruta, Emilio Gola, Cecilia Granara, Diego Gualandris, Viola Leddi, Giulia Mangoni, Andrea Martinucci, Pietro Moretti, Ismaele Nones, Jem Perucchini, Edoardo Piermattei, Aronne Pleuteri, Giuliana Rosso, Davide Serpetti, Mario Silva, Sofia SilvaMarta Spagnoli, Maddalena Tesser, Eva Chiara Trevisan, Ndr), puntando sui nati tra i 1990 e il 2001. Il che rientra nelle strategie di Triennale di farsi veicolo per le nuove generazioni, oltre a collegarsi anche al lavoro che abbiamo fatto con gli «Art Poster» per le Olimpiadi Milano Cortina 2026, da noi commissionati a 10 artisti e artiste, otto dei quali presenti nella mostra «Pittura italiana oggi». Diverso anche l’allestimento, più leggero, e diverso il percorso, poiché ora le opere sono divise in cinque sezioni, che aiutano il visitatore a orientarsi nei temi principali su cui questi artisti lavorano. Anche il sottotitolo, «Una nuova scena», denuncia del resto la specificità di questo nuovo progetto.  

In occasione della mostra di Buenos Aires avete anche commissionato un’opera site specific all’artista italobrasiliana Giulia Mangoni.
È un progetto che rientra perfettamente in questa operazione di diplomazia culturale, perché Giulia ha condotto una ricerca sul territorio relativo al tema del ricordo, dell’origine, della memoria. Ne realizzerà uno anche in Brasile, sua seconda patria. Intanto stiamo lavorando sulle altre tappe. Perché non si tratta di un’operazione one-shot ma di un progetto organico che sviluppa un dialogo, una porosità, con il Paese in cui arriva.

Triennale intende replicarlo anche in altre aree del mondo? È l’inizio di una più estesa diplomazia culturale?   
Quello della diplomazia culturale è un tema importante, che è stato oggetto di un incontro con il Ministero, perché con essa si sviluppano opportunità e occasioni. Triennale, comunque, è già all’interno dei network internazionali: penso alla mostra di Enzo Mari al Design Museum di Londra, ma anche alle partecipazioni degli altri Paesi alle nostre Esposizioni internazionali, i cui inviti sono da sempre veicolati dal Ministero. Istituti e Ambasciate ci hanno molto aiutati con le sedi, con i team di lavoro e così via. Del resto, è in gioco il tema della riconoscibilità dell’arte italiana all’estero, cui Triennale tiene da sempre.

Giuliana Rosso, «Tree House», 2023. Courtesy of the artist

Marta Spagnoli, «Preludio III», 2023. Courtesy of the artist and Galleria Continua

Ada Masoero, 01 settembre 2025 | © Riproduzione riservata

Triennale Milano fa diplomazia culturale in America Latina | Ada Masoero

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