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Olga Scotto di Vettimo
Leggi i suoi articoliArtecinema, il festival internazionale di documentari d’arte ideato e curato dalla Laura Trisorio, titolare della storica galleria d’arte contemporanea con sede a Napoli, compie trent’anni, confermando il successo di una rassegna che dalla metà degli anni Novanta attira un pubblico numeroso ed eterogeneo. Proiezioni, eventi e iniziative speciali cadenzano questa edizione, che si inaugura il 9 ottobre al Teatro di San Carlo con l’anteprima nazionale di «Jean Cocteau», diretto da Lisa Immordino Vreeland, per proseguire fino al 12 ottobre al Teatro Augusteo.
Laura Trisorio, da quale intuizione nasce Artecinema?
Dal desiderio di condividere la mia passione per l’arte con gli amici, con la mia città. Sono cresciuta nel mondo dell’arte e sin da bambina ero circondata da artisti. Nel 1970 i miei genitori avevano affittato una bellissima villa settecentesca ad Anacapri, Villa Orlandi, molto spartana ma piena di fascino. L’idea era di invitare gli artisti e farli vivere con noi. Il primo a soggiornarvi fu Cy Twombly, seguito poi da Jannis Kounellis, Mario e Marisa Merz, Sol LeWitt, Pier Paolo Calzolari e poi Joseph Beuys, che realizzò la famosa immagine «La rivoluzione siamo noi» nel viale di ingresso. La casa era sempre aperta e gli amici quando passavano sapevano che potevano entrare e che avrebbero trovato un piatto di pasta pronto. L’idea della condivisione fa dunque parte del mio Dna. Quando ho realizzato la prima edizione di Artecinema, nel 1996 all’Institut Français di Napoli, avevo 28 anni e tanta energia. Ho ancora impressa nella mente e nel cuore l’immagine delle mie due zie ottantenni che la sera dell’inaugurazione, poco prima dell’apertura della sala, mi aiutavano a distribuire sulle poltroncine il programma del festival. Ero emozionantissima e in ansia per la risposta del pubblico. La sala pian piano si riempì e ben presto non si riuscì a contenere tutti gli spettatori. Fu un successo immediato. Così, dopo tre edizioni, dovemmo lasciare l’Istituto per cercare una sede più grande e pensai che sarebbe stato bello essere accolti in un teatro, come in un grande abbraccio. Iniziò così il pellegrinaggio in teatri sempre più ampi per accogliere il pubblico che di anno in anno aumentava. Il bilancio include tanta gioia, qualche dispiacere, ma soprattutto la consapevolezza di aver avvicinato all’arte tante persone che difficilmente ne avrebbero avuto l’occasione.

Martin Parr, «Benidorm, Spain, 1997». © Martin Parr/Magnum Photos
Qual è l’identità della rassegna?
È un festival dedicato al documentario d’arte. Ogni anno proponiamo circa 25-30 documentari su artisti provenienti da ogni parte del mondo. La cinepresa più di ogni altro mezzo riesce a mostrare che cosa c’è dietro la creazione di un’opera d’arte. Artecinema è una casa che accoglie una comunità di amanti dell’arte, è un luogo di dialogo e di confronto. Il festival, infatti, è gratuito proprio perché vuole essere uno spazio di condivisione aperto a tutti. Inoltre non ho voluto che ci fosse una competizione, perché la scelta di ogni film è frutto di una ricerca accurata che ci consente di avere in programma solo opere di grande qualità e ciascuna sarebbe meritevole di un premio.
Esiste un progetto per un archivio?
Artecinema è un dono per la città. Abbiamo contribuito alla formazione di un’intera generazione. In questi trent’anni sono stati proiettati più di 800 documentari, attraversando tutta la storia dell’arte contemporanea, con qualche incursione in quella moderna. Conserviamo un archivio enorme che sarebbe bello rendere pubblico, ma c’è bisogno di fondi e di un grande lavoro che speriamo di poter svolgere in futuro, magari con l’aiuto delle istituzioni.
Che cosa caratterizza questa edizione?
Come ogni anno, Artecinema viaggia a 360 gradi nel mondo della creazione passando per tutti i continenti. Abbiamo in programma 27 film e avremo come sempre ospiti a Napoli registi, artisti e produttori internazionali. La serata inaugurale della 30ma edizione, il 9 ottobre, si svolge nel Teatro di San Carlo con un bellissimo film su Jean Cocteau che ripercorre la sua vita ed esplora il fervido clima culturale della Parigi degli anni Venti del ’900 e le relazioni di amicizia tra Cocteau e Picasso, Coco Chanel, Édith Piaf. Al Teatro Augusteo, poi, nei tre giorni successivi, vengono proiettati tanti altri film straordinari e molti in anteprima assoluta o italiana. Attraverso lo sguardo degli artisti tocchiamo tematiche cruciali come l’apartheid, l’identità di genere, i regimi fondamentalisti. Molti film sono dedicati ad artiste, come Louise Bourgeois, Christiane Löhr, Frida Kahlo, Katharina Grosse, Howardena Pindell, Shirin Neshat, Sophie Calle, Cini Boeri, Vija Celmins, Elsa von Freytag-Loringhoven e ad altre protagoniste del mondo dell’arte, tra cui la collezionista Ursula Hauser e sua figlia, la gallerista Manuela Wirth, o la collezionista Anne de Boismilon, che è anche autrice e regista del film sulla collezione d’arte che ha realizzato insieme a suo marito Wolfgang Titze. Fuori dai teatri continuano anche le iniziative di Artecinema per il sociale. In collaborazione con l’Institut Français Napoli, la Gesac e l’Istituto Penale Minorile di Nisida, incontreremo moltissimi giovani delle scuole primarie e secondarie delle aree più periferiche della città, studenti universitari e detenuti. L’inclusività e la diffusione dell’arte sono la nostra mission e sono felice che, dopo trent’anni, il pubblico continui a seguirci con grande entusiasmo.

Laura Trisorio con Ai Weiwei al Teatro di San Carlo a Napoli in occasione di Artecinema 24 nel 2019. Photo: Francesco Squeglia
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