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Michelangelo Tonelli
Leggi i suoi articoliIn occasione della sua vendita serale 20th/21st Century: London Evening Sale, prevista per il 15 ottobre, Christie’s porterà all'asta tre opere emblematiche di Lucian Freud, provenienti dalla stessa collezione privata (le tre opere saranno esposte da Christie’s a King Street, Londra, dall’8 al 15 ottobre nell’ambito della mostra «20/21» durante la Frieze Week). I dipinti, «Self-portrait Fragment», «Woman with a Tulip» e «Sleeping Head», costituiscono un percorso visivo e cronologico nell’evoluzione artistica e psicologica di uno dei pittori figurativi più intensi e complessi del secondo Novecento. Realizzate tra il 1944 e il 1971, queste opere racchiudono, ciascuna a suo modo, momenti decisivi nella carriera e nella vita personale di Freud, tracciando una linea narrativa che unisce stile, relazioni intime e una sempre più profonda ossessione per il corpo e l’identità.
«Self-portrait Fragment», databile intorno al 1956, è forse il più enigmatico dei tre. L’opera, rimasta per quasi sessant’anni in mani private e raramente esposta, emerge come una riflessione disturbata e interrotta dell’artista su se stesso. Dipinta in un momento di forte instabilità emotiva – durante la fine del suo matrimonio con Caroline Blackwood – la composiziomne mostra un Freud che comincia ad allontanarsi dalla minuziosa precisione dei suoi esordi per abbracciare una pittura più densa, tattile, cruda. È un volto frammentato, sospeso nello spazio, in bilico tra presenza e sparizione, tra definizione formale e abbandono incompiuto. Freud si ritrae senza compiacimento, con uno sguardo che non cerca seduzione ma verità. L’evidente incompletezza, anziché essere una mancanza, acquista qui la forza di una dichiarazione, evocando la tradizione del non-finito michelangiolesco, ma anche le tensioni esistenziali di Rodin o Cezanne. Il dipinto è un autoritratto ma, come ha suggerito Katharine Arnold di Christie’s, è anche una meditazione sul processo stesso del dipingere, sulla relazione tra forma e abbandono, tra la carne che viene modellata e la pittura che respira. Nella mostra dedicata al centenario di Freud alla National Gallery, è stato esposto accanto al suo ritratto di Francis Bacon (1956-57). La vicinanza con quel dipinto ha messo in evidenza il profondo impatto di Bacon sull’arte di Freud. Come è noto, infatti, i due erano inseparabili dalla metà degli anni ’40 e si incontravano quasi ogni giorno.
Questa introspezione si rifrange in modo completamente diverso in «Woman with a Tulip», del 1944. Si tratta di uno dei primi capolavori di Freud, una composizione che combina l’ascetica frontalità delle icone devozionali con un’intensa carica affettiva. La donna ritratta è Lorna Wishart, figura centrale nella giovinezza dell’artista e una delle muse del suo immaginario femminile. Il tulipano reciso posto davanti al volto di Lorna introduce un elemento simbolico di natura sacrale e sessuale al tempo stesso, evocando temi di bellezza effimera, desiderio e offerta. La tavolozza è ancora pulita, i contorni nitidi, i dettagli ossessivamente curati: un Freud giovane ma già capace di infondere inquietudine nella chiarezza, di trasformare l’amore in immagine. Qui l’attenzione non è solo verso il volto, ma verso il peso della presenza dell’altro, verso la relazione silenziosa tra pittore e soggetto. È un’opera che guarda al passato – alla pittura rinascimentale, alla ritrattistica medievale – ma che parla in modo profondamente moderno, introducendo quella tensione emotiva che sarebbe diventata il tratto distintivo di Freud.

Lucian Freud, «Sleeping Head», 1961-71. Courtesy of Sotheby’s
Due decenni dopo, in «Sleeping Head» (1961-71), l’artista appare radicalmente trasformato. Il dipinto, che mostra una giovane donna addormentata su un divano in pelle nello studio londinese di Freud, si concentra esclusivamente sulla testa, isolata e immersa in una luce calda, modellata da pennellate ampie e nervose. La scena sembra congelata nel tempo, ma la pittura «vibra di vita». Si percepisce il peso del sonno, la fiducia totale della modella, la lentezza e la dedizione dello sguardo dell’artista. La superficie del viso, i capelli, la tensione delle palpebre sono resi con una sensibilità che unisce osservazione clinica e profondo rispetto per il soggetto. La presenza umana è totale, fisica, espressa in un linguaggio pittorico ormai maturo, sicuro, capace di trasmettere emozione attraverso la materia. L’opera, pur essendo intima e contenuta nel formato, annuncia i grandi nudi degli anni successivi, e testimonia la trasformazione di Freud da giovane pittore promettente a maestro indiscusso della figurazione postbellica. Il fatto che queste tre opere siano presentate insieme in asta, come un unico nucleo, conferisce alla vendita una coerenza rara: tre frammenti di un viaggio umano e artistico, che attraversa ventisette anni di ricerca, relazioni, scelte tecniche e personali.

Lucian Freud, «Woman with a Tulip», 1944. Courtesy of Sotheby’s
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