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Alexander Calder, Teodelapio, 1962, Spoleto

© Claudio Sannipoli

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Alexander Calder, Teodelapio, 1962, Spoleto

© Claudio Sannipoli

Tra storia e visione, Foligno e Spoleto insieme puntano a diventare Capitale Italiana dell’Arte Contemporanea 2027

La candidatura congiunta delle due città umbre trova origini solide nella storia dell'arte e ha come obiettivo la nascita di un’infrastruttura culturale stabile, capace di attivare risorse, coinvolgere cittadini, rafforzare identità e attrarre talenti

Riccardo Deni

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Nel cuore dell'Umbria due città hanno costruito, negli anni, un rapporto profondo con l’arte contemporanea. Che oggi punta a consacrarsi a livello nazionale. Spoleto e Foligno, unite da un territorio condiviso e da una storia culturale parallela, sono infatti finaliste per il titolo di Capitale Italiana dell’Arte Contemporanea 2027. La candidatura congiunta, presentata al Ministero della Cultura sotto il titolo «Foligno–Spoleto in Contemporanea», ha superato la prima selezione nazionale. Il prossimo passo sarà l’audizione pubblica a Roma, in programma il 16 ottobre. Al centro del progetto l'idea di raccontare una lunga tradizione di sperimentazione artistica e di trasformarla in una piattaforma stabile per il futuro. E di stimolare, al di là degli eventi temporanei che si attiveranno, la nascita di un’infrastruttura culturale stabile, capace di attivare risorse, coinvolgere cittadini, rafforzare identità e attrarre talenti.

L’eredità storica, del resto, è solida. Negli anni ’50 e ’60, Spoleto è stata punto di riferimento internazionale grazie a figure come Leoncillo Leonardi e allo storico Premio Spoleto, che valorizzò giovani autori poi divenuti centrali nell’arte italiana, come Pino Pascali e Mario Ceroli. Nel 1962, la mostra «Sculture nella città», curata da Giovanni Carandente, portò artisti come Calder, Fontana, Moore e Smith a lavorare nello spazio urbano. Alcune di quelle opere – come il «Teodelapio» di Calder, all’ingresso della città, o «Calamita Cosmica» di De Dominicis – sono ancora lì, parte del paesaggio quotidiano. Pochi chilometri più a nord, a Foligno, nel 1967 si teneva a Palazzo Trinci «Lo spazio dell’immagine», una delle prime mostre italiane dedicate all’arte ambientale e all’interazione tra opera, spazio e spettatore. Vi parteciparono protagonisti assoluti del secondo Novecento, da Pistoletto a Bonalumi, da Fontana a Scheggi. Oggi, il testimone è raccolto dal CIAC – Centro Italiano di Arte Contemporanea, che affianca Palazzo Collicola a Spoleto nel comporre un polo culturale di primo livello.

La candidatura 2027 parte da qui, da un doppio passato che è ancora vivo. Il modello è quello della «Capitale diffusa», in cui i centri urbani e le aree periferiche si connettono per offrire un’esperienza culturale continua e accessibile. Entrando nel merito della proposta, il programma si articola in tre grandi ambiti. Le Iniziative Faro saranno le più visibili: grandi mostre, premi, installazioni pubbliche e valorizzazione degli archivi storici. Accanto a queste, un ampio ventaglio di progetti didattici e partecipativi, per portare l’arte fuori dai musei e coinvolgere le comunità. Infine, la costruzione di una Rete del Contemporaneo, una mappatura delle realtà artistiche umbre per creare sinergie stabili tra enti pubblici, privati, imprese culturali e cittadini.

Il senso del progetto è anche racchiuso nel logo della candidatura: le lettere F e S intrecciate in un disegno ottico ispirato alla ricerca di Sol LeWitt – artista americano legato profondamente a Spoleto – diventano simbolo grafico di un’alleanza senza gerarchie, basata su equilibri dinamici e cooperazione reale. «Vogliamo non solo dare vita ad un progetto inclusivo e virtuoso, capace di coinvolgere le due città e di estendersi potenzialmente ai territori limitrofi e all’intera Regione», ha dichiarato Saverio Verini, direttore dei Musei Civici di Spoleto, «ma intendiamo valorizzare le energie già presenti e costruire una rete ampia e partecipata, in grado di coinvolgere musei, fondazioni, artisti, scuole, università, centri di ricerca e formazione, associazioni, imprese culturali e tessuto imprenditoriale, ma soprattutto cittadini, insieme ovviamente a visitatori e turisti».

Intenti che con tutta probabilità i due comuni porteranno avanti anche senza il titolo di Capitale Italiana dell’Arte Contemporanea 2027, che di certo però aiuterebbe a velocizzare i tempi e potenziare l'efficacia del progetto. Rimane da superare la concorrenza di Alba («Le fabbriche del vento»), Pietrasanta («Essere arte. O dell'umanità dell'arte») e Termoli («Traiettorie contemporanee»). Il verdetto è previsto per venerdì 17, ore 11.30, quando il Ministero della Cultura annuncerà il progetto vincitore. Lungo la via Flaminia, in caso di vittoria, è già tutto pronto per mettersi in marcia.

Riccardo Deni, 14 ottobre 2025 | © Riproduzione riservata

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