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Roberto Mercuzio
Leggi i suoi articoliAd Aosta una tela in plastica bianca durante i lavori di restauro ha rivestito i ponteggi del cantiere dell’Arco d’Augusto, uno dei simboli della città (in epoca romana Augusta Praetoria), che ora è tornato visibile per turisti e residenti. In questi giorni, gli operai sono all’opera per smontare le impalcature. Ci vorranno al massimo ancora una decina di giorni per ultimare il lavoro e ripulire la zona, in tempo per le celebrazioni dei 2.050 anni dalla fondazione della città (25 a.C.) che ricorrono il 21 dicembre, giorno del solstizio d’inverno.
Si concludono così i lavori sulla parte superiore del monumento, che sono consistiti in un trattamento della superficie con delle malte appositamente create in cantiere, a base di calce e sabbia, utili a colmare delle mancanze dovute dal tempo (l’Arco è coevo alla fondazione della città) e a creare, se indispensabile, degli strati di protezione. L’intervento riprenderà la prossima primavera. Si concentrerà sulla parte inferiore dell’opera e comporterà il montaggio di una piccola recinzione. Il cantiere durerà un paio di mesi e si concluderà, questa volta in via definitiva, entro l’inizio dell’estate. Per questi lavori la giunta della Regione Valle d’Aosta ha stanziato in totale 1,4 milioni di euro.
Della città romana Aosta conserva importanti monumenti oltre all’Arco d’Augusto, come la Porta Pretoria, il teatro, l’anfiteatro, le domus urbane, la cinta muraria quasi interamente conservata, ma molto ancora giace coperto sotto gli edifici moderni. L’impianto urbanistico, rigidamente ortogonale, che suddivideva la città in «insulae», è ancora oggi riconoscibile in quello attuale.
Il gioiello nascosto della città è il criptoportico forense, singolare architettura ipogea a pianta quadrangolare, l’unica in Italia di epoca romana. Vi si accede dal giardino a destra della cattedrale e si percorre un sistema di gallerie a due navate con volte a botte, contenute da colonne in travertino.
Un tratto della parte superiore dell’Arco di Augusto ad Aosta dopo il restauro. Foto: Rai-Tgr Valle d’Aosta
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