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Flavia Foradini
Leggi i suoi articoliLa famiglia Duchamp ha elargito al mondo dell’arte un apporto notevole, avendo dato i natali a Raymond Duchamp-Villon, Jacques Villon, Marcel Duchamp e Suzanne Duchamp (1889-1963). Dopo una prima fase caratterizzata da un’adesione all’Astrattismo, quest’ultima fu membro della prima ora del movimento Dada, ma fu anche pittrice che soprattutto dagli anni Venti del ’900 si orientò verso il figurativo, producendo fra l’altro numerosi ritratti e autoritratti. Dal 6 giugno al 7 settembre la Kunsthaus di Zurigo le dedica la prima retrospettiva («Suzanne Duchamp») che spazia dai dipinti giovanili astratti ai collage e i ready made del periodo Dada, ai disegni e dipinti figurativi dell’ultima fase. Lo stimolo all’iniziativa è venuto dalla curatrice ospite Talia Kwartler, che all’artista francese ha dedicato lunghe ricerche e che, in collaborazione con la curatrice della Kunsthaus, Cathérine Hug, nonché con l’Associazione Duchamp Villon Crotti e la Schirn Kunsthalle di Francoforte (dove la mostra si sposterà dal 10 ottobre all’11 gennaio 2026), ha raccolto 50 dipinti, 20 opere su carta, rari documenti d’archivio e fotografie che raccontano la vita e mezzo secolo di produzione artistica di Suzanne Duchamp.
«La nostra mostra presenta per la prima volta tutta la sua carriera, dichiara Talia Kwartler. In realtà anche chi conosce Suzanne Duchamp tende solitamente a collocare la sua adesione al movimento dadaista tra il 1916 e il 1921 circa, che costituisce la parte più nota della sua carriera e che è comunque ben rappresentata nella nostra esposizione. Finora meno sondata e meno esposta è invece la seconda parte della sua produzione.
In questo senso va detto che nonostante la fama della sua famiglia, è ancora molto ciò che di lei non sappiamo. Inoltre, non è noto dove siano numerose sue opere, per cui uno dei punti di forza della mostra è il fatto che per nostra fortuna, proprio nel corso dei preparativi, l’anno scorso sia passato in asta a Parigi il suo paesaggio urbano “Construction” del 1913, un dipinto molto interessante che si conosceva solo grazie a una fotografia in bianco e nero e che noi presentiamo per la prima volta in originale. Un altro lavoro mai esposto prima, che abbiamo scovato in una collezione privata, è un disegno, uno studio su recto e verso per il collage dada “Un et une menacés” del 1916: potenzialmente il suo primo disegno dada».
Che cosa determinò l’allontanamento di Suzanne dal movimento Dada verso il 1922?
Molti artisti uscirono dal movimento Dada in quel periodo e presero vie diverse. Lei si orientò maggiormente verso la pittura figurativa, il che può essere visto come riflesso di quel ritorno all’ordine che stava avvenendo in Francia. Tra il 1921 e il 1922 si nota un nuovo orientamento nella sua produzione e dalla fine del 1922 espone soprattutto ritratti, mentre fino a quel momento si erano viste opere perlopiù associate a Dada. Un altro elemento che prende a emergere nella sua produzione è una componente ironica, umoristica. Nell’aprile 1922 lei e il marito, l’artista elvetico Jean Crotti, con cui per qualche tempo ebbe una proficua collaborazione, organizzarono inoltre a Parigi la mostra congiunta «Tabu», col nome cioè che avevano dato a un proprio movimento, considerabile come una sorta di spin-off di Dada: si trattò di una breve iniziativa di due persone, anche se fu Crotti a essere in primo piano.
Suzanne Duchamp passò attraverso diverse fasi creative. Quali sono gli elementi portanti della sua produzione?
La sperimentazione con il colore fu un elemento che attraversa come un filo rosso tutta la sua produzione. E un altro fattore fondamentale è la coesistenza di astratto e figurativo, come due poli tra i quali si mosse sempre, tanto che Katherine S. Dreier, che attraverso la Societé Anonyme fondata nel 1920 con Marcel Duchamp e Man Ray promosse numerose mostre anche di Suzanne negli Stati Uniti, la definì un’artista «semiastratta». Ed effettivamente Suzanne fu davvero sospesa tra astrazione e figurativo, come anche del resto tra disegno, pittura e poesia.
Che cosa resta da fare per avere un quadro completo sulla vita e la produzione di Suzanne Duchamp?
C’è ancora molto da scoprire sia sulla sua biografia sia sulla sua produzione. Quando ho iniziato le mie ricerche i materiali a disposizione erano piuttosto esigui e le persone che potevano averla conosciuta erano molto anziane o erano morte. Lei ricevette abbastanza attenzione in particolare verso la fine della sua vita, fra gli anni Cinquanta e l’inizio degli anni Sessanta: venne inclusa negli studi sul movimento Dada e i suoi lavori vennero esposti ripetutamente su entrambe le rive dell’Oceano. Al contrario, dopo la sua morte non ha ricevuto sufficiente attenzione fino al 1983, quando ebbe luogo la mostra dedicata a lei e al marito Jean Crotti, realizzata alla Kunsthalle di Berna e quindi proposta a Parigi, Filadelfia e Houston. Da quel momento è stata inclusa in mostre su Dada e l’attenzione si è quindi un po’ risvegliata. Ma resta ancora molto da fare.

Suzanne Duchamp, «Arietta of Oblivion of the Dazed Chapel», 1920. © Suzanne Duchamp/2025, ProLitteris, Zurich