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Arianna Antoniutti
Leggi i suoi articoli«Si erge nel cuore della Capitale, al centro del Campo Marzio, in una piazza che porta il suo nome, davanti alla sede del Governo e a pochi passi dalla Camera dei Deputati, è uno dei monumenti iconici di Roma, sicuramente tra i più osservati dai cittadini e dai visitatori». Così Daniela Porro, Soprintendente Speciale di Roma, descrive la Colonna di Marco Aurelio, al centro di un complesso quanto delicato intervento di restauro. Alta quasi 30 metri, la Colonna di Marco Aurelio è da febbraio celata da un sistema di ponteggi, su cui sono al lavoro i restauratori. Finanziato con oltre un 1 milione di euro, l’intervento, inserito nel Piano Caput Mundi del Pnrr, dovrebbe concludersi nell’aprile del 2026, inaugurando inoltre un nuovo sistema illuminotecnico in grado di valorizzare il monumento, nelle ore serali, con sistemi di illuminazione interna ed esterna a led e a basso impatto. A breve sarà offerta la possibilità, al pubblico, di salire sui ponteggi di restauro e ammirare, a distanza assai ravvicinata, un capolavoro assoluto della scultura romana.
Eretta tra il 180 e il 196 d.C. dall’imperatore Commodo in memoria del padre Marco Aurelio, sul suo fregio spiraliforme sono narrate le campagne militari contro Germani e Sarmati. Distacchi, degrado causato dagli agenti inquinanti e atmosferici, erosione: i magnifici altorilievi del fregio sono ora affidati alle cure dei restauratori, coordinati dalla responsabile del procedimento, Marta Baumgartner, archeologa della Soprintendenza Speciale, che ne stanno sanando i danni inferti dal tempo. «L’ultimo restauro, prosegue Daniela Porro, risaliva alla fine degli anni ’80 del secolo scorso e avevamo un debito con l’opera che celebra le vittorie militari dell’imperatore filosofo. Grazie ai fondi del Pnrr abbiamo messo in campo le tecnologie più innovative e un gruppo di lavoro molto affiatato per restituire questa meraviglia alla città, dopo un attento lavoro di studio sulle cause del degrado e le tecniche costruttive e decorative».

Uso del laser sul fregio della Colonna di Marco Aurelio
Ma come si affronta un restauro così complesso? Quali sono state le sue fasi preliminari? Risponde Baumgartner. «Abbiamo innanzitutto, in fase di progettazione, cercato di comprendere lo stato conservativo della Colonna, stipulando un accordo con l’Opificio delle Pietre Dure di Firenze. Abbiamo utilizzato dapprima un drone per effettuare il rilievo, e poi, con il cestello elevatore, sono saliti i restauratori per fare una prima mappatura del degrado. Questo è essenzialmente causato, oltre che dall’inquinamento atmosferico, dalla pioggia e dal vento che, soprattutto nella parte più alta della Colonna, sottopone il marmo a fenomeni di erosione eolica».
In che modo state intervenendo?
Una volta montato il ponteggio, c’è stata una prima messa in sicurezza di alcune parti del fregio. Abbiamo difatti trovato distacchi di piccole porzioni dell’altorilievo. Dopo il consolidamento preliminare, sono iniziate le operazioni di pulitura vera e propria. Stiamo utilizzando principalmente la tecnica del laser, che si è rivelata particolarmente efficace.
La visione ravvicinata del fregio cosa comporta?
Il fregio è molto noto, fotografato, rilevato. Con il restauro abbiamo la possibilità di rimettere in luce i segni di lavorazione del marmo, che sono ancora ben leggibili al di sotto della patina creata nei secoli. Per ora non abbiamo trovato sicure tracce di colore ma, per così dire, delle ombre. Dobbiamo però ancora effettuare le necessarie analisi per comprendere se si tratta di reali tracce del colore originale della Colonna o se sono macchie legate ad altri fenomeni. È un lavoro lungo e necessario, che ci sta realmente regalando delle emozioni, anche solo per la possibilità di salire sul monumento. Dall’inizio di ottobre offriamo questa opportunità anche al pubblico, in maniera contingentata e in piccoli gruppi. Sarà un’occasione unica per ammirare il fregio da vicino, nella sua ricchezza di dettagli: gli abiti, le città, gli accampamenti, i riti, e la marcata espressività dei volti di donne, bambini, prigionieri, nella realistica rappresentazione della sofferenza e dalla guerra. O, ancora, per assistere alle scene dei cosiddetti miracoli: il miracolo della pioggia e quello del fulmine.
Parallelamente al restauro, state realizzando una campagna di documentazione?
Grazie a una convenzione con l’Università di Ferrara avremo un rilievo fotogrammetrico che documenterà la Colonna prima dell’intervento, durante il restauro e a restauro concluso. È una documentazione che ci aiuterà molto per la futura manutenzione. A questo proposito, c’è da dire che le tecnologie e le tecniche sono cambiate rispetto alla fine degli anni ’80, ora possiamo vedere i limiti degli interventi passati, come è normale che sia dopo quarant’anni. La Colonna può essere letta anche come una testimonianza della storia del restauro, partendo sino dall’età antica: dagli interventi di Domenico Fontana, nel 1589, per papa Sisto V, per giungere ai secoli successivi.

Una veduta del ponteggio sulla Colonna di Marco Aurelio, Roma
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